La Conferenza dei governi dei cantoni alpini (CGCA) respinge fermamente la riduzione generale dei canoni d’acqua proposta dal Consiglio federale. Ciò poiché - secondo Ticino, Grigioni Uri, Obvaldo, Nidvaldo, Glarona e Vallese - non c’è “alcuna giustificazione né oggettiva né politica” per diminuire da 110 a 80 franchi il tributo che i proprietari delle centrali devono versare per ogni chilowatt di potenza installata. E ciò tanto più che l’idroelettrico è sempre redditizio.
La Conferenza ritiene invece urgente che Berna proceda a un riassetto del mercato dell’energia elettrica, attualmente “completamente distorto” dalle misure protezionistiche “più o meno occulte” introdotte nei Paesi dell’UE per tutelare le produzioni inquinanti. Soltanto allora, fa rilevare la CGCA che si oppone a soluzioni a scapito unicamente dei cantoni ricchi di oro blu, si potrà discutere di un eventuale nuovo modello di canone.
Nel frattempo i cantoni alpini non si oppongono a aiuti provvisori specifici per casi di necessità comprovati. L’impatto non dovrà però essere superiore ai 10 franchi.
Diem