I ghiacciai svizzeri nel 2024 hanno perso circa il 2,5% del loro volume, vale a dire 1,2 chilometri cubi, l’equivalente del lago di Bienne. Nonostante, quindi, un inverno molto nevoso, si sono sciolti in proporzioni superiori alla media.
Lo ha comunicato oggi, martedì, la Commissione svizzera per l’osservazione della criosfera dell’Accademia svizzera delle scienze naturali.
I mesi caldi estivi, spiegano gli esperti, hanno causato questa accelerazione di scioglimento insieme anche alla sabbia giunta dal Sahara. Solo nel mese di agosto di quest’anno, i ghiacciai si sono ristretti a un ritmo mai visto dall’inizio delle misurazioni.
“Effettivamente è sorprendente il fatto che dopo un inverno così positivo abbiamo comunque un risultato totalmente negativo”, ha spiegato al Radiogiornale della RSI il glaciologo Daniel Farinotti, professore al politecnico di Zurigo così come a Birmensdorf presso l’Istituto di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio..
RG 12.30 del 01.10.2024 L’intervista di Alan Crameri al glaciologo Daniel Farinotti
RSI Info 01.10.2024, 12:54
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Quindi si può dire che l’innevamento è quasi irrilevante?
“No, questo è un po’ un’esagerazione. L’innevamento è molto importante. Il fatto è che il risultato finale è la combinazione dell’innevamento e dello scioglimento. Quindi se un grande innevamento è seguito da un grande scioglimento, il risultato rimarrà pessimo”.
Viene citata tra i fattori che hanno portato allo scioglimento così massiccio anche la sabbia del Sahara. Ci può spiegare? Qual è l’effetto causale in questo caso?
Molto praticamente, cambia il colore e quindi la riflettività della superficie. I raggi solari vengono assorbiti di più se una superficie è scura piuttosto che se una superficie chiara. Ce ne accorgiamo d’estate se ci vestiamo di bianco o di nero, per così dire. E sui ghiacciai succede la stessa cosa. La deposizione di sabbia del Sahara altera il colore della superficie e quindi la quantità di energia che può venire assorbita, e quindi lo scioglimento.
I ghiacciai svizzeri soffrono tutti allo stesso modo o ci sono regioni più o meno colpite dallo scioglimento?
“In generale, il risultato svizzero è pessimo dappertutto. Detto questo, ci sono delle differenze regionali. I ghiacciai che sono nel nord dei Grigioni, per esempio, sono stati peggio di quelli nel sud dei Grigioni. Quelli della Svizzera centrale, in cui includiamo anche il Basodino per esempio, sono stati meglio dei ghiacciai del sud del Vallese. Quindi effettivamente ci sono degli effetti regionali che hanno a che fare con le condizioni locali. Quindi da dove è venuta la precipitazione e anche la quantità di sole durante l’estate.
Lei ha detto la situazione è pessima ovunque, ma vuol dire che dobbiamo rassegnarci, cioè che il declino dei ghiacciai è inesorabile.? La lotta al cambiamento climatico non deve avere il mantenimento dei ghiacciai come obiettivo?
Questa è una domanda provocatoria, ma è un fatto che i nostri ghiacciai subiranno un forte ritiro indipendentemente da quello che succederà con le emissioni ad effetto serra, che a loro volta sono la ragione del cambiamento climatico. Fino a metà del secolo abbiamo una perdita, che è come già prestabilita. Se si vuole, I ghiacciai hanno una taglia, una grandezza che è troppo grande per il clima che abbiamo già. Quindi un certo aggiustamento ci sarà. Dove il cambiamento climatico gioca un ruolo è cosa succederà verso la fine del secolo. C’è lo scenario in cui, come comunità globale, riusciamo a mitigare il cambiamento climatico. E questo ci lascerebbe con dei ghiacciai che hanno più o meno il 40% del loro volume che hanno oggi. E ci sono altri scenari in cui non riusciamo a contrastare il cambiamento climatico e ci ritroveremmo delle Alpi che sono praticamente senza ghiacciai. Quindi no, non è tutto perso ma c’è un certo cambiamento che è già prestabilito.
RG 9.00 del primo ottobre
RSI Info 01.10.2024, 09:10
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