Svizzera

In caso di guerra l’esercito resisterebbe solo un paio di settimane

In un’intervista, il capo delle forze armate svizzere Thomas Süssli parla della situazione attuale e invita la popolazione a prepararsi a un allargamento della guerra in Europa

  • 3 febbraio, 11:25
  • 6 febbraio, 11:07
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Il capo dell'esercito svizzeri Thomas Süssli

  • Keystone
Di: ATS/RSI Info 

Nulla è cambiato negli ultimi due anni: in caso di guerra l’esercito svizzero potrebbe resistere solo un paio di settimane. A riferirlo è il capo dell’esercito Thomas Süssli, in un’intervista al Tages-Anzeiger. “La capacità di resistenza è composta da diversi elementi”, spiega. “Uno è il fattore umano: dalla deflagrazione della guerra abbiamo addestrato sempre più reclute per renderle capaci di una difesa tradizionale”. C’è però anche la questione legata al materiale: “Non siamo ancora riusciti a equipaggiare completamente l’esercito e a rifornire i depositi di munizioni”. Il materiale è sufficiente solo per un terzo dell’esercito e inoltre mancano artiglieria blindata e carri armati.

La situazione resta dunque la stessa delle sue dichiarazioni di marzo 2022, quando Süssli aveva affermato che se la Svizzera si fosse trovata a combattere da sola una guerra difensiva, avrebbe resistito una paio di settimane. Secondo il capo dell’esercito la situazione è seria, in particolare per due motivi: da una parte “il fatto che il contesto di sicurezza in Europa si stia deteriorando” e dall’altra che “le condizioni finanziarie della Confederazione siano così tese”.

“La Svizzera potrebbe essere coinvolta nella guerra in Ucraina”

La Svizzera deve quindi temere per la propria sicurezza? C’è il rischio che il Paese venga coinvolto nella guerra in Ucraina? “Non si può guardare alla Svizzera in modo isolato”, ha risposto Süssli. “Due settimane fa ho parlato con i capi dell’esercito di altri Paesi. Tutti temono un peggioramento della situazione. La Svizzera fa parte dell’architettura di sicurezza europea e potrebbe quindi essere coinvolta”. A preoccupare è in particolare il cambiamento di atteggiamento da parte della Russia: “Non stiamo più parlando di ‘un’operazione speciale’. Si tratta invece di una guerra contro l’Occidente”. Dunque, il messaggio alla popolazione della Confederazione è: “Dobbiamo prepararci alla possibilità che la guerra si diffonda in Europa”.

La minaccia più probabile arriva “da lontano”

Gli attacchi più probabili, spiega il capo dell’esercito, potrebbero presentarsi da lontano: come quelli informatici, alle infrastrutture critiche o tramite armi impiegate a distanza. La Svizzera “è poco protetta” da queste aggressioni. “Proprio per questo stiamo acquistando il sistema missilistico Patriot”, che a partire dal 2030 “ci permetterà di difenderci dalle minacce a lungo raggio”. Inoltre, “un nuovo sistema missilistico per la difesa aerea a medio e corto raggio è nella lista degli acquisti”.

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