Svizzera

L'incubo dei trapiantati

Le complicazioni gravi colpiscono, entro un anno, più della metà dei pazienti. Iniziativa del Civico a favore della donazione

  • 9 gennaio 2020, 20:23
  • 4 settembre 2023, 19:49

Donatori cercansi

Il Quotidiano 09.01.2020, 20:00

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Di: ATS/Quot/dielle

Più della metà dei pazienti che hanno subito un trapianto d'organo sviluppa infezioni gravi - di cui il 60% di origine batterica - entro un anno. Lo dice uno studio di un gruppo di ricercatori svizzeri pubblicato sulla rivista Clinical Infectious Diseases.

In Svizzera vivono più di 5’000 persone grazie a uno o più organi trapiantati e ogni anno 600 pazienti ricevono un cuore, un rene, un fegato, un polmone o un pancreas. Quasi 3'000 persone sono state incluse nello studio, che si è svolto dal 2008 al 2014, vale a dire quasi tutti i pazienti trapiantati in Svizzera.

Per evitare il rischio di rigetto, i pazienti devono assumere per tutta la vita farmaci immunosoppressori che li rendono particolarmente vulnerabili alle infezioni (batteriche, virali o fungine). Questo avviene soprattutto nei 12 mesi successivi all'operazione, quando le dosi immunosoppressive sono al massimo. A partire dagli anni '80 a questi pazienti è stata pertanto prescritta una profilassi per proteggerli da alcuni patogeni opportunistici come il citomegalovirus, il toxoplasma e il fungo della pneumocisti.

Secondo i risultati ottenuti la profilassi previene efficacemente le infezioni da citomegalovirus, toxoplasma e polmonite, che sono diventate rare. Tuttavia, oltre il 50% dei pazienti ha presentato uno o più episodi infettivi gravi con altri agenti patogeni, con vulnerabilità molto diverse a seconda del tipo di organo trapiantato. I pazienti più a rischio nelle settimane successive al trapianto sono quelli che hanno ricevuto un cuore o dei polmoni. Al contrario i pazienti che hanno ricevuto un rene rimangono relativamente al sicuro da gravi infezioni.

Per garantire un'adeguata profilassi e un adeguato “follow-up” si deve quindi tener conto, secondo gli autori, dell’anamnesi, del tipo di organo trapiantato e dei batteri più spesso coinvolti. "Il nostro lavoro ci ha permesso di stabilire una sorta di guida per i medici", conclude Chrisitan van Delden, professore dell'Università di Ginevra (UNIGE) che ha co-diretto i lavori.

Al Civico un "cubo" per favorire le donazioni

E sempre in tema di trapianti, in questi giorni è stato installato all'Ospedale Regionale di Lugano un “Cube”, il primo in Ticino, attraverso il quale è possibile iscriversi direttamente al registro nazionale dei donatori di organi. Attraverso il dispositivo è possibile registrare la propria decisione a favore o contro la donazione di organi e di tessuti.

La volontà della persona deceduta prevale su quella dei propri cari e viene conservata nella banca dati del registro nazionale di donazione di organi.

Immagine d'archivio

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