La Camera dei deputati italiana ha approvato ieri, mercoledì, una proposta di legge dei partiti di destra e centrodestra per rendere la maternità surrogata reato universale, per rendere perseguibile penalmente la coppia che ricorre a questa pratica all’estero, dato che nel Paese è illegale. Toccherà ora toccherà al Senato pronunciarsi, ma visti gli equilibri politici è molto probabile che la legge passerà anche alla Camera alta. Questa, dunque, la situazione nella vicina Italia. E sul fronte svizzero? Nella Confederazione la maternità surrogata è vietata. Ma il discorso è ampio ed esula dai vincoli legali.
Prima di tutto i dati: in Svizzera nel 2019 sono state almeno 28 le persone o coppie che si sono recate all'estero per fare capo alla maternità surrogata. Almeno, perché notevoli sono i dati sommersi, spiega Veronika Siegl, antropologa sociale attiva all'Università di Berna, che fa riferimento a uno studio sulla mobilità per scopi riproduttivi, condotto dall'ateneo su mandato dell'Ufficio federale della sanità pubblica. "Delle 28 persone o coppie, il 57% è andato negli Stati Uniti e il 25% in Ucraina. La Svizzera è un Paese in generale piuttosto benestante. Ciò significa che più persone possono permettersi di andare negli Stati Uniti. Lì i programmi di maternità surrogata sono sostanzialmente più cari rispetto a quelli ucraini: circa 100’000 dollari a fronte di 35’000-40’000 euro. Credo che in altri Paesi, come Germania o Spagna, ci siano molte più coppie che vanno in Ucraina e meno negli Stati Uniti", spiega la ricercatrice alla RSI.
L'esperta sottolinea inoltre la differente situazione giuridica: se in alcuni Stati degli USA la gestazione per altri è legale per le coppie eterosessuali e omosessuali e per le persone sole, in Ucraina lo è unicamente per le persone sposate ed eterosessuali.
"Distorsione mediatica"
"Vale la pena dire che di queste 28 persone e coppie rilevate nel 2019, 20 erano coppie eterosessuali e solo 3 coppie omosessuali. Un dato importante anche alla luce del dibattito in Italia: le coppie omosessuali non sono che una minoranza di coloro che fanno capo a una maternità surrogata. Quella a cui spesso si assiste è una distorsione mediatica", sottolinea Siegl.
L'ultima volta che in Svizzera è stato affrontato il tema in un dibattito pubblico risale a due anni fa, nel quadro della votazione sull'apertura del matrimonio alle coppie omosessuali. Siegl evidenzia un elemento emerso allora: la convinzione di alcuni che una legalizzazione della donazione di ovociti ma anche della maternità surrogata in Svizzera frenerebbe la mobilità verso l'estero. "Non credo sarebbe il caso – argomenta tuttavia Siegl – In Austria, per esempio, la donazione di ovociti è stata legalizzata. Ciononostante, nel Paese ci sono troppo poche donne che desiderano per così dire vendere i propri ovociti, e le coppie vanno comunque all'estero. Per la maternità surrogata la dinamica sarebbe la stessa. Inoltre, si tende a dire che, se in Svizzera si legalizzasse la maternità surrogata, lo si farebbe in una maniera che garantisca la tutela delle madri surrogate. Ma di fatto spesso significa che saranno troppo poche le donne che desiderano assumere questo ruolo".
"Quasi tutte le madri surrogate lo fanno per soldi"
La mobilità è destinata a persistere perché la gestazione per altri è legata molto spesso a disuguaglianze economiche, e al fatto che quasi tutte le madri surrogate si mettono a disposizione anche per motivi finanziari. In Svizzera - sostiene Siegl – “non ci sarà dunque mai un'offerta sufficiente, probabilmente perché il livello di vita è troppo alto”. Infine, conclude, recarsi all'estero crea una distanza geografica e quindi emotiva dalla madre surrogata, un elemento importante per alcuni genitori.