Non è possibile provare che presso il Tribunale penale federale di Bellinzona ci siano stati casi di mobbing nei confronti di dipendenti ticinesi, questo perché non ci sono prove a sufficienza. È questo il parere della Commissione amministrativa del Tribunale federale, che riconosce comunque che in passato si siano verificati episodi discutibili.
La Commissione ha spiegato di avere chiuso l’indagine dopo avere ascoltato 8 giudici e la segreteria generale Mascia Gregori Al-Barafi.
Raccomandato il licenziamento della segretaria generale
Nel rapporto pubblicato lunedì, l’autorità di vigilanza propone una serie di misure per rimediare ai problemi emersi. La raccomandazione più seria riguarda la segretaria generale, il cui operato viene criticato e per la quale è raccomandato il licenziamento, in quanto non avrebbe trattato nel modo corretto le segnalazioni in suo possesso.
La procedura era stata avviata il 6 gennaio per verificare una serie di indiscrezioni fatte emergere dai media. La stampa aveva parlato di varie violazioni, tra cui faide e lotte di potere fra giudici, abusi nei rimborsi spese, sessismo e mobbing. Anche due giudici e la segretaria, tutti italofoni, avevano riferito dell'esistenza di molestie.
Tuttavia, secondo l'autorità di vigilanza non ci sono evidenze che ciò sia realmente accaduto. Nemmeno la mancata rielezione, annunciata lo scorso settembre, di Giorgio Bomio Giovanascini, presidente della Corte dei reclami penali, e Claudia Solcà, presidente della Corte d'appello, possono essere attribuite a queste segnalazioni.
Mobbing al TPF di Bellinzona
Il Quotidiano 22.04.2020, 21:00