Sul caso Credit Suisse mercoledì si è espresso il Consiglio federale, secondo il quale tutti i bonus non ancora versati ai vertici dell'istituto debbano andare soppressi, oppure ridotti del 50 o del 25%. Oltre al Governo, si è espressa anche l'Autorità di vigilanza, che ha ripercorso, in modo dettagliato, quanto successo negli ultimi mesi. La FINMA ha però anche chiesto al Legislatore di concederle un margine d'azione più ampio. Tra le proposte, la possibilità di infliggere multe e quella di individuare le responsabilità dei dirigenti. Sul tema, la RSI ha intervistato Emanuele Stauffer, esperto di diritto finanziario.
La FINMA ha chiesto di avere più strumenti di intervento, soprattutto la possibilità di imporre multe. Cosa ne pensa?
"Direi che le multe o comunque la necessità di disporre di strumenti maggiori, in particolare la possibilità di infliggere multe, è una richiesta più che legittima. Direi che a livello di FINMA ci sono due riforme che devono essere concepite. La prima è una riforma strutturale, concettuale, su quello che, come Stato, vogliamo avere come regolatori e su quello che debbano essere i poteri del regolatore. Oggi abbiamo, per una questione di cultura e di tradizione, un regolatore con pochi poteri, magari anche poco invasivo rispetto ad altri.
Inoltre è un regolatore che comunque si è dimostrato insufficiente - a livello di dotazione e di mezzi - per intervenire in una situazione come quella di Credit Suisse. Un meccanismo sanzionatorio più appropriato, più incisivo, è senz'altro opportuno. Soprattutto un meccanismo sanzionatorio che tocchi le persone. Perché la sanzione ha anche uno scopo preventivo, dissuasivo. Un meccanismo sanzionatorio sugli individui, che vada a colpire quegli aspetti - relativi alla qualità del management, del controllo dei rischi in particolare esercitato dalla banca - è sicuramente appropriato".
In queste settimane si è parlato tanto anche della legge "Too big to fail" che era stata pensata per evitare casi come quello del Credit Suisse. Crede che anche in quest'ambito, quello della legge che governa le banche di rilevanza sistemica, bisognerebbe cambiare qualcosa?
"Sì, semplicemente per il fatto che la legislazione che abbiamo in Svizzera, in fin dei conti, non ha funzionato. Il Credit Suisse è de facto caduto. È stato salvato nel giro di un weekend attraverso una legislazione di emergenza con un intervento del Governo. Quindi la legislazione che abbiamo oggi in Svizzera non è sufficiente. Quale debba essere la legislazione, quali siano i correttivi da apportare è ovviamente una discussione molto lunga. In realtà lo scopo di una legislazione in materia bancaria sarebbe quello di impedire che si arrivi a una situazione di questo genere. Credo che su questo punto le autorità politiche debbano interrogarsi e debbano poi lavorare".
Lei diceva che la FINMA chiede di poter identificare le responsabilità sulla qualità del management di un istituto finanziario. La procura federale invece vorrebbe indagare le responsabilità penali nel caso Credit Suisse. Crede sia possibile che qualcuno, prima o poi, debba rispondere davanti alla giustizia per quanto è successo?
"Innanzitutto non sappiamo bene quale sia l'oggetto dell’inchiesta penale del ministero pubblico della Confederazione. In secondo luogo noi abbiamo un armamentario legale comunque inappropriato e inadeguato per reprimere questi comportamenti. Comportamenti che molto spesso sono proprio incapacità gestionali o errori commessi nell'ambito della gestione, in questo caso di una banca. Abbiamo un meccanismo legale, giuridico comunque povero e inadeguato.
In passato abbiamo avuto casi simili, ad l'esempio Swissair. Il fallimento della Swissair è stato seguito da molte cause di natura penale e civile e non sono approdate a nulla. Non è stato possibile accertare nessun tipo di responsabilità contro nessuno degli organi di Swissair, benché ci fosse stato il fallimento, cosa che non abbiamo avuto con Credit Suisse. Per cui penso che sia molto difficile arrivare a una situazione di sanzione di natura regolamentare, tantomeno penale, nei confronti degli organi di Credit Suisse".