Quando il tappo resta attaccato alla bottiglia

Nell’Unione europea l’obbligo è scattato lo scorso 3 luglio: i tappi devono restare attaccati alla bottiglia di plastica. Si tratta del cosiddetto “tappo solidale”, così chiamato perché ne previene la dispersione nell’ambiente e dovrebbe invogliare i consumatori a riciclarlo insieme alla bottiglia una volta che quest’ultima viene gettata nella raccolta differenziata.

Alla norma si devono adattare i consumatori, ma anche e soprattutto l’industria. Per esempio la Corvaglia, una delle ditte leader nella produzione di tappi in plastica che ha sede in Svizzera, a Eschlikon (TG). Soltanto dallo stabilimento elvetico escono cinque miliardi di tappi all’anno. E se si aggiungono quelli prodotti nelle filiali e da aziende partner, al mondo circolano 80 miliardi di tappi Corvaglia, il 20% del mercato globale.

Le nuove regole hanno imposto a tutta l’industria un cambiamento radicale nella produzione. E questo in soli quattro anni. “La norma ha interessato anche noi” afferma Romeo Corvaglia, presidente del CdA della Corvaglia Holding. “All’inizio abbiamo lottato contro questa novità, ritenendo che fosse uno sforzo troppo grande per l’industria: i soldi spesi avrebbero potuto essere usati meglio”. Si parla di costi supplementari, per il settore, fra i cinque e i sei miliardi di euro.

Per la Corvaglia si arriva ai dieci milioni, che ora potrebbero essere compensati. “Con le nostre soluzioni siamo ora entrati in altri mercati che prima non coprivamo, come quello dei succhi di frutta o del tè, dove si usano tappi più grandi di 28 millimetri”. Insomma, con intuizione e velocità di esecuzione, quello che inizialmente pareva un ostacolo si è rivelato essere una buona opportunità.