Alcuni cantoni svizzerotedeschi hanno accolto l'appello di Alain Berset alla solidarietà intercantonale nella presa a carico dei malati Covid dai cantoni che hanno già raggiunto la saturazione. L’ospedale universitario di Zurigo annunciava ad esempio ieri di aver rinviato una parte degli interventi non urgenti e di aver accolto due pazienti dell’ospedale universitario di Ginevra. Un terzo malato ginevrino e alcuni neocastellani sono invece stati trasferiti all’Inselspital di Berna.
Già nella prima ondata si era rinunciato un po' ovunque agli interventi non urgenti per fare spazio ai pazienti Covid e poter così contare su un numero maggiore di medici e infermieri. Una soluzione che però ha anche dei costi e che in alcuni cantoni, come Zurigo, allora risparmiati dal virus, aveva obbligato gli ospedali a ricorrere al lavoro ridotto, generando una perdita miliardaria.
La solidarietà sanitaria intercantonale è prevista anche dalla legge Covid-19 votata dal Parlamento, ma molta meno chiarezza vige sui costi che produce e ancora non si sa chi pagherà le fatture salate.
Poggia: “Facciamo il massimo, ma i posti scarseggiano”
A fronte di questi problemi c’è anche chi quindi reagisce con scetticismo, invitando a coinvolgere maggiormente le cliniche private, prima di altri cantoni. Una posizione a cui ieri sera ha risposto il Consigliere di Stato ginevrino Mauro Poggia, responsabile della sanità a intervenuto alla televisione romanda: “L’abbiamo fatto, abbiamo requisito le cliniche e abbiamo riorganizzato l'intero settore ospedaliero, ma i letti liberi iniziano a scarseggiare, stiamo facendo il massimo per poter affrontare la situazione.”
Merlani: “Se sotto pressione si imporranno scelte politiche”
Difficoltà che al momento non toccano il Ticino, dove l’attività non urgente non è ancora stata sospesa e i numeri sono ancora sotto controllo. La situazione potrebbe però cambiare rapidamente, e le discussioni sono in corso, come conferma il medico cantonale Giorgio Merlani: “Abbiamo incontrato i rappresentanti delle cliniche pubbliche e private e ci aspettiamo una collaborazione. Sicuramente se dovessimo trovarci sotto pressione sarà necessario prendere anche delle decisioni politiche e imporre queste scelte.”
RG 07.00 del 06.11.2020 - Il servizio di Camilla Luzzani
RSI Info 06.11.2020, 11:29
Contenuto audio
Berset aveva infatti detto chiaramente che, a suo modo di vedere, non è accettabile che gli ospedali non rinviino gli interventi chirurgici non urgenti quando in alcuni cantoni il numero dei ricoveri sta raggiungendo livelli preoccupanti.
Merlani si dice d’accordo, ma a determinate condizioni: “Una delle premesse è che a beneficiare di questa solidarietà siano i cantoni che hanno già interrotto l’attività non urgente ed elettiva. Non avrebbe infatti senso che un ospedale venisse costretto ad accogliere pazienti da altri cantoni dove si stanno ancora operando ginocchia o protesi che potrebbero benissimo attendere la fine della seconda ondata.”