Le relazioni con l'Italia in ambito finanziario e fiscale negli ultimi anni, secondo il Consiglio federale, hanno segnato progressi significativi, ma ci sono alcuni nodi che non sono ancora stati sciolti dalla firma della roadmap con Roma nel 2015. Riguardano: l'accesso delle banche elvetiche al mercato italiano per la gestione patrimoniale, l’inserimento della Svizzera nella lista nera sulle persone fisiche del 1999 e la revisione della Convenzione sulle doppie imposizioni. Negli altri casi (scambio automatico di informazioni, regolarizzazione del passato e l’imposizione dei frontalieri) quanto previsto sei anni fa è invece stato raggiunto.
La posizione del Governo elvetico in materia di relazione con quello di Roma è riassunta nel rapporto sulla questione pubblicato mercoledì. È stato allestito in risposta a un postulato del ticinese Marco Romano. Il consigliere nazionale del Centro chiedeva di chiarire se, dopo la firma del nuovo accordo sull’imposizione dei frontalieri, fosse stato pienamente rispettato l’impegno politico relativo a diversi punti importanti delle relazioni bilaterali siglato sei anni fa.
Impegni praticamente tutti adempiuti
“Gli impegni assunti nel quadro della roadmap sono stati praticamente tutti adempiuti” scrive il Consiglio federale annunciando che “sono attesi sviluppi positivi in tempi brevi anche sulla questione della lista nera”. La possibilità di una revisione della convenzione sulla doppia imposizione sarà esaminata dopo la ratifica del nuovo Accordo sui frontalieri. Intanto “la Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali attribuisce al tema dell’accesso al mercato transfrontaliero senza obbligo di succursale valenza prioritaria”.
Campione d'Italia
La roadmap riguardava anche la situazione di Campione d’Italia. Negli ultimi due anni sono state adeguate varie regolamentazioni (licenza di condurre, immatricolazione di veicoli) e altre stanno per esserlo (trasporto e smaltimento dei rifiuti, situazione debitoria nei confronti di enti pubblici e imprese svizzera). Non è però da escludere che “in futuro si riproponga la necessità di regolamentare a livello bilaterale altre questioni” spiega il Governo.