L'Ufficio federale della sanità pubbblica ha lanciato oggi (venerdì) una campagna di sensibilizzazione per estendere l'uso della cartella sanitaria elettronica a studi medici e farmacie. La "cartella informatizzata dei pazienti" (CIP) raccoglie in un unico dossier digitale tutte le informazioni sanitarie di una persona, così da migliorare la qualità delle cure ed evitare trattamenti inutili. Il sistema sembra però non aver ancora convinto tutti: dopo la sua introduzione, un anno fa, in Svizzera sono state aperte solo ventimila cartelle di questo tipo; in Ticino solo qualche centinaio.
Anche i cantoni e molti attori del sistema sanità vorrebbero estenderne l'utilizzo.Il problema, secondo il segretario generale della Conferenza dei direttori cantonali della sanità Michael Jordi, è che "l'informazione non è ancora passata". Molti pazienti temono per la sicurezza dei propri dati. L'UFSP assicura che i controlli sono meticolosi, affidati ad un apposito ente. "La sicurezza del log-in, per esempio, è paragonabile a quella dell'e-banking, se non superiore" dichiara il responsabile della sezione sanità digitale dell'UFSP Gian-Reto Grond.
Il Governo aveva annunciato mercoledì di voler rendere obbligatorio l'impiego della cartella digitale per tutti gli operatori sanitari, compresi gli ambulatori. La scelta è tuttavia malvista dal presidente dell'Associazione medici di famiglia Philippe Luchsinger, secondo cui quest'innovazione non è ancora sufficentemente rodata per un impiego su larga scala. In timore di Luchsinger e di altri suoi colleghi è che si crei troppo lavoro supplementare non retribuito, in cambio di pochi vantaggi.
Il paziente potrà comunque sempre decidere se passare alla cartella informatizzata o rimanere con quella tradizionale cartacea.