La lobby del tabacco, dei contadini, delle casse malati. Quante volte sentiamo usare queste e altre simili espressioni per descrivere l’influsso dei gruppi di interesse sulle scelte parlamentari? Ma come agiscono le lobby? Quanto potere hanno sugli orientamenti del legislatore e sui singoli deputati? Il sistema di milizia svizzero non giustifica la rappresentazione della società che li ha eletti? Lo abbiamo chiesto a Thomas Angeli, co-presidente di Lobbywatch, associazione che raccoglie e divulga informazioni sugli interessi dei parlamentari federali.
Cos’è Lobbywatch?
“Lobbywatch è un’associazione che abbiamo fondato dieci anni fa perché, come giornalisti, abbiamo pensato non fosse normale poter accedere unicamente a informazioni incomplete dal Parlamento quando si tratta di interessi personali dei deputati e, soprattutto, dei loro ospiti. Lavoriamo su un database in costante sviluppo che attualmente conta circa 50’000 voci. Sui parlamentari e sui loro interessi personali, ossia associazioni, organizzazioni, aziende”.
Quali sono le organizzazioni maggiormente rappresentate in Parlamento?
“È una domanda che ci vien posta ripetutamente. Chiaramente ci sono quelli che, tra il serio e il faceto, chiamerei “i soliti sospetti”. Per esempio sappiamo tutti che gli agricoltori sono molti rappresentati. Ma il numero in sé spesso non dice nulla. Con questo criterio appaiono anche le casse malati, le assicurazioni, le case farmaceutiche. Dall’altra parte si può anche dire che pure i sindacati sono relativamente forti e che le organizzazioni ambientaliste hanno parecchie antenne in Parlamento. Ma questo è solo quel che si vede. Ci sono lobby che non si vedono affatto. Prendiamo il recente dibattito riguardante la Legge sui prodotti del tabacco. Uno o due parlamentari fan parte del settore quindi si può dire che questa è la lobby del tabacco alle Camere. In realtà essa ha modi completamente diversi per entrare in Parlamento ed è qualcosa che non è possibile rappresentare, perché avviene dietro le quinte”.
Lei parla dei contadini, le cui condizioni di lavoro e i cui salari sono tuttavia sempre più sotto pressione. Significa che i loro interessi dipendono anche da altro?
“Dipende dalla coalizione che si riesce a formare. Non credo che il reddito degli agricoltori abbia direttamente a che fare con il loro potere in parlamento, in ogni caso una lobby non è potente solo se riesce a far valere i propri interessi. Lo è invece se riesce anche a combinare i propri interessi con quelli di altri. Durante le ultime elezioni ho ad esempio trovato molto interessante l’organizzazione chiamata ‘Perspektive Schweiz’, che comprendeva l’associazione degli agricoltori, Economiesuisse, l’Unione svizzera arti e mestieri e i datori di lavoro. Avevano già stipulato accordi politici in passato: voi ci date qualcosa, noi vi diamo qualcosa. Queste sono le lobby forti e gli agricoltori sono molto bravi in questo esercizio”.
Il leggero scivolamento a destra osservato alle ultime elezioni si rispecchia anche negli interessi rappresentati? Quali sono stati i cambiamenti?
“Non siamo ancora riusciti ad analizzarli dopo le ultime elezioni. Il periodo trascorso è relativamente breve e al momento siamo ancora solo alla fine dell’ultima ricerca. Si può comunque notare che insieme con i contatini anche altri gruppi professionali, come gli avvocati, sono molto rappresentati. E credo che ora ci siano molte più aziende. Ma appunto ci stiamo ancora lavorando”.
Il Lobbismo si esercita in più forme, tra cui quelle più evidenti ci sono gli accessi a Palazzo federale ma anche gli incontri fuori (pranzi, cene, ecc.). Qual è l’influsso che una Lobby può avere su un singolo parlamentare?
“Sulle decisioni dei singoli parlamentari? Difficile da dire, è una buona domanda. Direi che un lobbista fa un cattivo lavoro se si presenta nella Sala dei passi perduti cinque minuti prima del voto e dice: ‘per favore votate la nostra proposta’. Un lobbista che conosce il suo mestiere inizia con tre anni di anticipo ed è comunque difficile misurare l’influenza sui singoli parlamentari, perché una proposta passa dalla Commissione competente e le decisioni della Commissione vengono discusse nei gruppi parlamentari. Che un lobbista possa far cambiare idea a un singolo parlamentare penso accada molto raramente. Credo che molto più spesso un lobbista possa convincere un singolo parlamentare a sostenere un determinato tema in commissione”.
Se un bravo lobbista ha bisogno di tempo significa che non necessariamente un Parlamento appena rinnovato è più influenzabile di uno a fine legislatura...
“Non tutti i parlamentari hanno lo stesso valore per un lobbista e un parlamentare ha normalmente bisogno di un certo periodo di tempo per diventare interessante. Si può anche notare come per i Consiglieri agli Stati sia molto più facile ottenere mandati ben pagati, perché lì si ha molta più influenza. Ci sono 46 deputati mentre al Consiglio nazionale si è in 200 e per le lobby è molto più interessante far entrare in un consiglio di amministrazione un membro del Consiglio degli Stati”.
Cosa bisognerebbe cambiare secondo Lobbywatch? Al momento di prendere la parola i deputati dichiarano i loro interessi se l’argomento dibattuto in qualche modo li riguarda. E poi è appena entrata in vigore una nuova legge che li obbliga a rendere pubblico i finanziamenti delle loro campagne elettorali. Da questa prospettiva potrebbe anche bastare così...
“La nuova legge è certamente un primo passo importante. È molto positivo che questa legge esista. Tuttavia in occasione delle ultime elezioni abbiam visto che con le nuove norme non viene rappresentato un granché, dato che van dichiarati solo gli importi superiori ai 15’000 franchi.
Questa soglia può essere significativa per i Cantoni di Berna, Zurigo, Argovia o Vaud. Ma nel Canton Uri, per esempio, si fanno campagne con importi molto più bassi, che non raggiungeranno mai questo valore. Una delle nostre richieste consiste dunque nell’abbassamento della soglia.
La divulgazione di queste informazioni dovrebbe inoltre essere completa. A raccoglierle è il Controllo federale delle finanze, che al momento può però pubblicarle in una forma molto rudimentale. Insieme con altre organizzazioni, noi di Lobbywatch abbiamo creato un sito web chiamato “moneyinpolitics.ch”, in cui cerchiamo di aggregare questi dati e di presentarli in modo comprensibile. Tentiamo dunque di realizzare quel che il controllo delle finanze non può fare.
Questo per quanto riguarda il finanziamento di campagne e partiti. Riguardo al parlamento, Lobbywatch è finora l’unica piattaforma in Svizzera in cui è possibile vedere quanto guadagnano i deputati con i loro mandati. Facciamo ricerche giornalistiche su questi mandati e li elenchiamo nel nostro database. Una volta all’anno, inoltre, contattiamo i parlamentari chiedendo loro se quanto trovato corrisponde al vero e chiediamo quanto guadagnano da queste attività. Quando l’abbiamo fatto per la prima volta, circa sette o otto anni fa, solo il 15% di loro ci ha risposto e abbiamo ricevuto moltissime e-mail di protesta. Nelle più amichevoli ci si diceva che non lo avrebbero fatto mentre in altri casi siamo stati addirittura insultati. Ma noi siamo andati avanti e ora il tasso di risposta è salito al 60% circa. E chi lo fa dichiara tutto. Ora: se lo fa più della metà del Parlamento, perché non tradurre tutto questo in una legge?!
Secondo la legge sul Parlamento ogni membro deve già dichiarare i suoi mandati. E allora si dovrebbe anche dire quanto guadagna! Si tratta di personaggi pubblici eletti, che hanno un mandato pubblico! Crediamo che gli elettori abbiano il diritto di sapere cosa fanno per vivere e chi, assegnando un mandato, può influenzare i politici”.
In che misura il sistema di milizia è più soggetto al lobbismo? E qual è il limite fra legittima rappresentazione della società e delle sue sensibilità (quindi anche dei suoi interessi) e lobbismo esagerato?
(Ride). “Penso che questa linea vada tracciata caso per caso ed è quel che già si fa. Comunque sia, anche se a prima vista può non sembrare.. è un dato di fatto: i nostri parlamentari non guadagnano molto dal loro mandato politico. L’indennità base, salvo errori, è pari a 26’000 franchi. Poi ci sono i gettoni di presenza e i forfait per i pernottamenti. In tutto parliamo di circa 100mila franchi. Di questi però 10, 20 o 30mila franchi vanno al partito, senza poi dimenticare che la mole di lavoro di un deputato è parecchio elevata. Secondo uno studio dell’Università di Ginevra, contando anche le varie attività in seno alle rispettive sezioni cantonali si arriva a una percentuale di lavoro del 70%. È un carico che va remunerato adeguatamente e forse è proprio da qui che dobbiamo partire.
È chiaro che il sistema di milizia sta raggiungendo i suoi limiti e capisco anche i parlamentari che dicono: ‘in qualche modo devo assicurarmi finanziariamente, devo guadagnare un po’ di più’. Ma allora per favore: tutto questo sia reso trasparente. Vorremmo sapere chi paga quanto, chi attraverso un mandato offerto in un consiglio d’amministrazione ha direttamente accesso alle commissioni”.
Poi i parlamentari dicono anche: se proprio si vuol parlare di sistemi buoni e cattivi quello svizzero non è certamente fra i peggiori...
“Sì, sì, assolutamente! Credo che il nostro sistema sia abbastanza buono. E per me è anche chiaro: se voto qualcuno, voglio che quella persona rappresenti i miei interessi. In questo senso il lobbismo fa parte del sistema. Ma il lobbismo ha assunto forme non più sane. Se per esemio abbiamo parlamentari che rappresentano gli interessi di un’organizzazione sanitaria e allo stesso tempo gli interessi della lobby del tabacco... allora diventa semplicemente difficile. Trasparenza significa anche che gli elettori sappiano che votando una persona, questa persona magari non rappresenterà solo i loro interessi ma anche quelli che non vanno loro bene”.
Quanto governo e parlamento elaborano norme sul lobbismo anche i media vengono citati fra le Lobby. Thomas Angeli: anche noi giornalisi siamo lobbisti?
“Posso parlare solo per me stesso e dico: sì sono un lobbista. In quanto presidente di Lobbywatch faccio lobbismo per la trasparenza”.
Solo per trasparenza?
“Sì, cerco di comprendere bene il mio ruolo e spero di proseguire la mia attività senza vincoli”.
Obbligare i politici per legge a pubblicare i guadagni extraparlamentari? Il consigliere nazionale PLR Alex Farinelli non pensa sia una buona idea.
Perché sarebbe comunque un’informazione difficile da interpretare. Se qualcuno guadagna 5’000 franchi all’anno per un mandato che implica venti riunioni all’anno, dieci giorni di preparazione eccetera è un conto. Se qualcuno guadagna la stessa cifra per fare due riunioni all’anno è un altro.
Comunicare solo la cifra sarebbe estremamente riduttivo e addirittura fuorviante. Il cittadino elettore ha la possibilità di vedere su ogni singola votazione come si esprimono i parlamentari e quindi da quel punto di vista c’è una trasparenza totale sulle scelte che vengono prese.
SEIDISERA del 09.03.24 - Alex Farinelli su lobbismo a Palazzo Federale
RSI Info 09.03.2024, 20:23