È lui che ha diffuso il gel idroalcolico negli ospedali e ha impedito la privatizzazione del brevetto: cosa che ci è molto utile oggi. Didier Pittet, epidemiologo e infettivologo dell'Ospedale di Ginevra, è ora molto critico verso la sete di guadagno dell'industria farmaceutica e auspica maggiore collaborazione nella produzione di vaccini. Lo ha intervistato Lucia Mottini
Professor Pittet, nel settimanale L’illustré lei ha criticato i laboratori che producono i vaccini accusandoli di voler fare soldi. Ma non è normale dopo tanto impegno per giungere in fretta a un vaccino?
“Non è solo il loro impegno che ha permesso di trovare i vaccini: è stato il denaro pubblico prima di tutto - ad esempio sul piano europeo - a permetter loro di produrli rapidamente. Ha permesso gli investimenti di queste compagnie nelle catene produttive e ora queste compagnie hanno un utile sull’investimento notevolissimo. Immaginate: gli Stati vi comprano in anticipo i vaccini, anche le dosi non sono disponibili, anche se in certi casi le dosi saranno prodotte in modo tardivo. Una situazione straordinaria che non si è mai vista prima nel campo della vaccinazione. Penso che le compagnie avrebbero fatto bene (o farebbero bene) a tenerne conto. So che alcune di loro stanno collaborando nell'organizzare alcune capacità di produzione, e me ne rallegro. Deploro che ci sia voluto circa un anno per arrivare a questa decisione”.
Soprattutto sulle reti sociali si punta spesso il dito contro le Big Pharma. Sappiamo però che una società come Moderna, in realtà era una piccola start up che ha lavorato per dieci anni in perdita. Non è quindi normale che cerchi di rifarsi?
Chiariamo: oggi come oggi le Big Pharma non fanno più ricerca fondamentale. Si accontentano di comprare delle Start up che spesso sono nate grazie a denaro pubblico. Non sono ingenuo: società come Pfizer, Biontech e Moderna beneficeranno immensamente del successo ottenuto sviluppando questi vaccini (ripeto) con l’aiuto di fondi statali. E penso che gli Stati avrebbero dovuto essere più esigenti rispetto alle condizioni di produzione e rispetto al loro prezzo. E non parlo qui del movimento di solidarietà internazionale con i paesi che non possono pagare i vaccini. Il movimento COVAX, lanciato dall’OMS e non - evidentemente – dalle Big Pharma, produrrà alla fine un numero limitato di dosi, mentre ce ne vorrebbero molte di più.
Non è un po’ contronatura una collaborazione tra società che sono in concorrenza?
È una contraddizione che conosco bene perché è proprio in questo modo che ho avuto la fortuna nel quadro dell’Organizzazione mondiale della sanità di creare la Private Organizations for Patient Safety, dove tutte le compagnie che oggi producono in concorrenza la soluzione idroalcolica, si ritrovano per organizzare ogni anno la giornata dell’igiene delle mani e per finanziarla. Si possono fare ancora molti progressi nella solidarietà e nelle collaborazioni tra compagnie farmaceutiche. Che si tratti di Big Pharma o no. Penso però che le Big Pharma debbano essere in prima fila nel movimento attuale per la produzione di vaccini per l’intero pianeta, affinché possano averne anche coloro che non dispongono di risorse finanziarie”.