I legali della 29enne di Vezia Daniele Iuliucci e Simone Creazzo nella loro lunga arringa (cominciata alle 13 e ancora in corso) hanno cercato in primo luogo di smontare la tesi accusatoria secondo cui l’aggressione del 24 novembre del 2020 alla Manor sia stato un attacco terroristico (vedi correlati).
Gli argomenti utilizzati sono stati diversi. A cominciare dal mancato terrore che l’aggressione avrebbe generato nelle persone che vi hanno assistito. “Dalla Manor nessuno è scappato e nessuno lo ha definito un attacco terroristico”, ha dichiarato Iuliucci. Per lui il clamore mediatico internazionale è stato scatenato dalla presa di posizione della Polizia federale che ha avanzato l’ipotesi terroristica del gesto con un tweet poche ore dopo i fatti. I legali hanno anche contestato che la donna abbia davvero compiuto un percorso di radicalizzazione. “Non si capisce neppure se si sia davvero convertita”, hanno detto.
“Pure farneticazioni”
Per la difesa l’attacco è dunque da ricondurre solo alle turbe psichiche di cui soffre la donna, spinta, citiamo ancora, “da immaginari combattenti islamici”. Il movente jihadista “è solo nella sua testa”. Non sono invece credibili le sue dichiarazioni. Sostiene di praticare l'islam ma mangia maiale e si prostituisce; parla per ore con un combattente islamico che in realtà non esiste e infine sostiene di aver pianificato attacchi a Roma e New York. La difesa ha dunque accusato la procura federale di aver preso la confessione della 29enne in maniera acritica nonostante abbia mentito a più riprese. L’essere una pericolosa terrorista sono dunque, sempre secondo la difesa, “pure farneticazioni” della 29enne; l’aggressione scatenata dal fatto che da almeno due settimane non prendeva le medicine. In conclusione “definire l’aggressione della Manor un attacco terroristico è irrispettoso per chi il terrore lo ha vissuto davvero” (il riferimento è agli attentati di Parigi del 2015 ndr).
Riassumendo, la difesa ha contestato la matrice terroristica dell’aggressione per incapacità di discernimento e l’aggravante del tentato assassinio. Caduto, secondo la difesa, il movente jihadista, e altri elementi oggettivi (come l’azione brutale e la premeditazione), l’aggressione della Manor è se mai un tentato omicidio: la pena massima, 8 anni.
La pena in una struttura
Accusa e difesa sono invece d’accordo sul fatto che una cella non sia il luogo più adeguato in cui scontare la pena. Perché la donna ha bisogno di cure e perché è pericolosa. I periti psichiatrici ritengono infatti che ci sia un alto rischio che possa compiere nuovamente reati contro le persone. A questo stadio dunque (poi saranno i giudici a decidere) è previsto che la donna cominci a scontare la sua pena solo quando verrà considerata non più pericolosa (se mai succederà). Potenzialmente, dunque, la 29enne potrebbe dover trascorrere molti più anni in una struttura terapeutica chiusa rispetto a quanto deciderà la Corte quale pena per i reati che ha commesso. La pubblica accusa ha chiesto 14 anni.
Francesca Calcagno
Aggressione alla Manor di Lugano, chiesti 14 anni di carcere
Telegiornale 01.09.2022, 14:30