Ticino e Grigioni

Accoltellamento alla Manor, chiesti 14 anni

"Ha portato il terrore in casa nostra" - L'accusa, al processo contro la 29enne di Vezia che ferì due persone nel 2020, ribadisce la tesi dall'atto terroristico

  • 1 settembre 2022, 10:28
  • 24 agosto 2023, 23:19
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Il processo si svolge al Tribunale penale federale a Bellinzona

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Di: Francesca Calcagno

Quattordici anni di reclusione, così composti: 11 per il ripetuto tentato assassinio e 3 per la violazione della legge federale che vieta Al-Qaïda e Stato Islamico. Nella commisurazione della colpa è stato tenuto conto della media scemata imputabilità di cui gode a causa del suo stato psichico. Proprio per le condizioni dell’imputata e in particolare per il fatto che non abbia mostrato alcun pentimento e che il rischio che commetta nuovi reati è alto, il Ministero pubblico della Confederazione, nella sua richiesta di pena, ha ribadito la necessità che la donna sconti la condanna in una struttura terapeutica chiusa.

RG 07.00 del 29.08.2022: aggressione alla Manor di Lugano, il riassunto del caso di Francesca Calcagno

RSI Info 29.08.2022, 09:22

  • rescuemedia

La parola terrorismo ha segnato l’intera requisitoria della procuratrice pubblica federale Elisabetta Tizzoni. Sin dall’inizio ha definito un “lupo solitario”, come già se ne sono visti a decine nel mondo, la 29enne di Vezia che il 24 novembre di due anni fa accoltellò due donne scelte a caso alla Manor di Lugano in nome dello Stato Islamico. Una persona che come l'imputata soffre di problemi psichici è in grado di compiere un attentato terroristico conoscendone la portata, ha detto.

Terrorismo e follia sono compatibili

L’ipotesi atto di follia o atto terroristico dunque non si escludono. “La follia non è dell’uomo bensì della causa”, ha infatti esordito la procuratrice federale ribadendo che il 24 novembre 2020 alla Manor di Lugano si è compiuto un atto terroristico all’arma bianca a tutti gli effetti. Un atto terroristico pianificato da tempo e poi realizzato in una data precisa: a un mese dalla vigilia di Natale, data altamente simbolica nella religione cristiana.

Nella sua requisitoria la procuratrice ha poi ripercorso l’aggressione, definita un “attacco brutale”, e anche il percorso di radicalizzazione dell’imputata. L’Islam “la fa sentire spirituale e viva” e le intense conversazioni avute in particolare con un uomo siriano che lei reputava un combattente dello Stato Islamico “la fanno sentire forte e invincibile”. Ha poi speso parole per la vittima principale dell’aggressione (che anche oggi è presente in aula), una donna che porterà cicatrici indelebili tutta la vita. Ancora oggi la giovane donna soffre di dolori importanti, di incubi notturni e di flashback durante il giorno. In conclusione, sempre secondo la pubblica accusa, la donna voleva assassinare più vittime in nome di un’ideologia estremista e violenta e questo per diffondere paura e terrore nella popolazione, ben consapevole delle sue azioni.

Processo accoltellatrice, requisitoria e arringa

SEIDISERA 01.09.2022, 20:32

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