Finiranno probabilmente nella futura copertura autostradale ad Airolo, le diverse tonnellate di roccia contenente arsenico scoperte sotto il San Gottardo. Niente è però ancora certo, tanto più che, secondo un grande esperto, potrebbe esserci una soluzione più adatta. “Bisogna ancora approfondire la questione, ma tutta l’esperienza raccolta con questo tipo di elemento mostra che l’acqua gioca un ruolo centrale. Se viene sommerso è molto stabile, se invece viene sotterrato, un po’ di acqua superficiale filtra sempre e con essa l’ossigeno, che ossida l’arsenopirite”, spiega infatti Hans-Rudolf Pfeifer, geologo ed ex professore all’Università di Losanna. È forse il più grande studioso svizzero di arsenico, un metallo pesante sorprendente e problematico, naturalmente presente nel nostro sottosuolo. “Se l’arsenopirite si ossida, la decomposizione dei minerali d’arsenico accelera. Così facendo i rischi di una contaminazione aumentano”, sottolinea al microfono di Falò.

Hans-Rudolf Pfeifer, geologo ed ex professore all’Università di Losanna
37 tonnellate
Si chiama arsenopirite, è una pietra nero-argento che contiene arsenico per circa la metà del suo peso. Alcuni minerali di questo tipo erano già stati trovati sotto il San Gottardo una cinquantina di anni fa, durante lo scavo della prima galleria autostradale.
Ora però, proprio lungo il tracciato del futuro scavo del secondo tubo della galleria, si sono scoperte due fasce geologiche che ne contengono quantità inaspettatamente alte: una media stimata a 100 milligrammi di arsenico per ogni chilogrammo di roccia, fino a 37 tonnellate di arsenico totali.
La soglia massima di arsenico fissata dalla legge per poter riciclare liberamente il materiale di scavo è di 15 milligrammi al chilo. Un limite di 30 milligrammi viene suggerito se la sostanza è d’origine naturale.
Il rifiuto urano
Originariamente, il materiale di scavo proveniente anche dalle due fasce geologiche riguardate avrebbe dovuto finire nel lago dei Quattro Cantoni, nel canton Uri, per un progetto di rinaturazione.
Nel maggio 2023, grazie a controlli di routine, è stata però scoperta la presenza di arsenico: 3’000 tonnellate di materiale che lo contenevano erano già state depositate sul fondo del lago.
Un’analisi di rischio ambientale realizzata successivamente ha escluso qualsiasi rischio per gli esseri umani ma non per gli organismi acquatici, specie durante le operazioni di deposito dei detriti sul fondale.
Da allora le autorità di Altdorf hanno proibito l’utilizzo del materiale contaminato nel lago.
L’opzione Airolo
Dove finiranno quindi le circa 370’000 tonnellate di roccia che potrebbero contenere le 37 tonnellate di arsenico? “Ad oggi, Airolo è la soluzione principale”, spiega in diretta a Falò Guido Biaggio, vicedirettore dell’Ufficio federale delle strade (USTRA). “C’è sempre la possibilità di portarle altrove con degli oneri supplementari e comunque con uno sforzo che non giustificherebbero quasi l’intervento”.
Il progetto di copertura autostradale di Airolo rappresenta una grande possibilità di rilancio per il comune leventinese. Davanti al villaggio, su una lunghezza di circa un chilometro, l’autostrada e parte del fondovalle verranno ricoperti e rimodellati per creare nuovi spazi verdi, sportivo-ricreativi e abitativi.
Nella copertura, effettuata con materiale di scavo della galleria, potrebbe quindi finire anche l’arsenico. Uno scenario che ha suscitato la reazione di diversi politici: sono ben quattro gli interventi parlamentari (interpellanze e interrogazioni) inoltrate sulla questione a livello comunale, cantonale e federale.
Arsenico nel San Gottardo, le spiegazioni dell’ing. Guido Biaggio, vicedirettore dell’Ufficio federale delle strade (USTRA)
RSI Info 27.03.2025, 09:56
Soluzione fattibile
“Bisognerà fare in modo che la percolazione dell’acqua superficiale, le acque meteoriche eccetera, non vadano a dilavare nel tempo il materiale roccioso e immettere così dei suoi elementi, ad esempio l’arsenico, nei corsi d’acqua”. Geologo e consulente ambientale, Markus Felber guarda con relativa tranquillità allo scenario Airolo. “È sicuramente fattibile, le soluzioni tecniche esistono”.

Markus Felber, geologo e consulente ambientale
Che impatto potrà però avere lo spunto portato dal professor Pfeifer, secondo il quale l’opzione lago potrebbe risultare più sicura a lungo termine? È possibile che, alla ricerca di una soluzione ideale a livello nazionale, l’utilizzo del materiale per rinaturare il lago dei Quattro Cantoni torni d’attualità? “Onestamente crediamo di no, ma in teoria sarebbe anche possibile riaprirlo questo discorso”, conclude Guido Biaggio.