Ticino e Grigioni

Canoni d'acqua ancora in ballo

L'iniziativa legislativa comunale, trovata la soluzione politica, è ancora nel limbo perché un comune non la vuole ritirare

  • 8 gennaio 2019, 19:08
  • 22 novembre, 23:18
02:29

CSI 18.00 dell'8.01.2019 Il servizio e le interviste di Giorgia Roggiani

RSI Info 08.01.2019, 18:32

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L'iniziativa legislativa comunale è tornata improvvisamente in auge negli ultimi tempi. Di recente ne sono state presentate ben due. Ma per molti anni questo strumento democratico era rimasto pressoché inutilizzato. Unica eccezione - nel 2005 - l'iniziativa per la ripartizione dei canoni d'acqua. Chiedeva che dei proventi dell'idroelettrico potessero beneficiare non solo il cantone ma anche comuni e patriziati.

Non capita sovente che un'iniziativa che trova una soluzione politica rimanga sospesa in una sorta di limbo. Eppure è quello che è successo con l'iniziativa sulla ripartizione dei canoni d'acqua. Ma andiamo con ordine. Siamo nel 2005: 59 comuni si associano alle rivendicazioni del comune verzaschese di Frasco. Vogliono poter ricevere una fetta consistente (il 65%) degli incassi derivanti dallo sfruttamento delle acque. Inizia una lunga contrattazione, con il Governo prima e il Gran Consiglio poi. Di proporre un controprogetto diretto non se ne parla. Si arriva però a un compromesso ritenuto accettabile come spiega il sindaco di Frasco Fabio Badasci.

Nel 2011 il Parlamento ha dato il suo via libera alla nuova ripartizione. Ma c'è un cavillo giuridico che dipende dal gruppo di sostegno all'iniziativa. Infatti per mettere la parola fine alla questione. La clausola di ritiro prevede che siano 9 comuni a chiedere di stralciarla. Tutti sono d'accordo, tranne uno: quello valmaggese di Cevio che ritiene che la cifra messa sul piatto non era e non sia sufficiente, ma che non sembra neppure intenzionato a riattivare l'iniziativa o portarla in votazione.

CSI/Swing

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