Quando è arrivato in Ticino il Covid-19? Per i medici di famiglia è possibile che i primi sporadici casi risalgano già ad inizio anno, ma i ricoveri per polmoniti legate al nuovo coronavirus indicano che la malattia si è diffusa a fine febbraio.
“È una malattia che ha delle caratteristiche simili a quelle che vediamo normalmente – spiega ai microfoni della RSI il presidente dell’associazione dei medici di famiglia Alberto Chiesa. Replica una sindrome influenzale o parainfluenzale e i casi banali non sono distinguibili. Non penso quindi che si possa escludere che potesse esserci già in gennaio, però sicuramente l’aumento che ci ha fatto accorgere che qualcosa era cambiato è stato a partire dalle vacanze di carnevale”.
Marco Pons, pneumologo e primario di medicina interna all'ospedale di Lugano, anche questo inverno ha ricoverato almeno un paziente al giorno per polmonite e ricorda bene da quando ha avvertito l'effetto del nuovo coronavirus: “Sono delle polmoniti molto particolari, che hanno delle caratteristiche particolari soprattutto quando facciamo una Tac: sono polmoniti che non abbiamo visto nel mese di gennaio e di febbraio e sicuramente non in dicembre”.
Sia per Chiesa che per Pons i ticinesi che oggi ricollegano al Covid-19 una brutta tosse, il mal di testa o la febbre sofferti tra gennaio e metà febbraio hanno buone probabilità di sbagliare autodiagnosi: “Penso che sia per allentare un po’ la tensione che sta colpendo un po’ tutti, nell’aspettare questa malattia, ma la probabilità che sia stata influenza è molto, molto più alta dell’infezione da Covid-19” spiega Chiesa.
“Il 20% dei pazienti che sviluppano un’infezione da coronavirus devono essere ricoverati in ospedale, e di questi un quarto sviluppa una polmonite severa con necessità di ricovero in cure intense…casistica che in precedenza non abbiamo osservato” conclude da parte sua Marco Pons.