È laureata in economia e specializzata in design d'interni, ma qui in Ticino - anche per via della lingua - non ha trovato nulla nel suo campo e ha accettato di fare pulizie nelle case. Questa è la storia di Arina, una cittadina ucraina che assieme alla figlia è fuggita da Odessa e a marzo è arrivata nella nostra regione. Qui ha ottenuto lo statuto di protezione S, che le permette anche di esercitare un'attività professionale.
In questo caso - come racconta ai microfoni della RSI - si tratta di un lavoro a percentuale ridotta. "È un lavoro semplice per me, ma sono felice. Non mi piace stare con le mani in mano. E poi voglio integrarmi e adattarmi di più a questo paese" afferma.
A tu per tu con la burocrazia
Il resto del tempo impara l'italiano o cerca di districarsi tra la burocrazia. "Ci sono sempre nuove regole, ogni volta scopriamo che qualcosa è cambiato". In genere si informa parlando coi cittadini ucraini che vivono qui. "Ma - dice - vorrei ricevere le informazioni direttamente dalle autorità. È però complicato già solo farsi dare un appuntamento. I tempi d'attesa sono lunghi".
La difficoltà di pianificare la vita
Non solo. Iniziando a lavorare, Arina ha rinunciato - appunto - agli aiuti del Cantone, che ammontavano a cinquecento franchi al mese. Ora quello che guadagna facendo le pulizie non le basta per vivere. Inoltre, il salario è molto variabile. Non le permette quindi di pianificare la sua vita e questo la spaventa.
Il Cantone: "Nel dubbio, va chiesta la prestazione"
"Non si rinuncia automaticamente alle prestazioni sociali. Dipende da quanto si guadagna e dalla percentuale lavorativa" spiega Cristina Oberholzer Casartelli, capo Sezione del sostegno sociale del Canton Ticino. "È importante che, nel dubbio, la persona possa fare domanda in modo che da parte nostra venga fatta una valutazione e venga emessa una decisione positiva se ha diritto alla prestazione o negativa se è oltre a quello che noi riteniamo il minimo vitale".
Lo statuto S: una prima
Anche per il sostegno sociale, lo statuto di protezione S rappresenta una prima. "Nel primo mese - spiega ancora Oberholzer Casartelli - si sono registrati oltre 2'400 profughi ucraini, che per noi ha significato un raddoppio del numero delle persone provenienti dal settore dell'asilo che necessitano di aiuto sociale". E trattandosi di una novità, a livello federale vengono fatte valutazioni e approfondimenti, che vengono poi comunicati ai cantoni. E tutt'oggi - spiega - si stanno facendo degli adeguamenti.
Sul fronte dei rinnovi delle prestazioni, "abbiamo avuto un periodo iniziale nel mese di aprile, in cui ci sono stati dei periodi di attesa anche fino a 10-14 giorni. Ma oggi nel giro di 2-3 giorni si può arrivare allo sportello" conclude Oberholzer Casartelli.