L'edilizia ticinese è preoccupata e lancia un appello, basandosi sulle cifre degli appalti pubblici. Erano 3,2 a settimana prima della pandemia. Una media scesa a 2,5 commesse nel 2022. E meno appalti, vuol dire meno lavoro. Se non si invertirà la tendenza le aziende non escludono riduzioni di personale. La richiesta a Cantone, Comuni e Confederazione è di non rinunciare agli investimenti.
C'è una soglia critica, oltre la quale le nuvole cominciando ad addensarsi. E per il settore delle costruzioni, questa soglia è arrivata. Gli appalti pubblici, ovvero le possibilità di lavoro che offrono Cantone, Confederazione e Comuni, sono in calo, secondo il ramo. E le nuvole all'orizzonte si potrebbero chiamare licenziamenti. Anche perchè, si è sottolineato lunedì a Gordola, già l'edilizia privata è frenata dall'inflazione, tassi di interesse saliti velocemente al 3%, prezzi maggiorati delle materie prime. A maggior ragione, si punta sul pubblico.
Il futuro che il Cantone ha davanti è quello del contenimento della spesa. Qualcuno a Gordola solleva il dubbio che venga travisato il senso del decreto Morisoli. L'altro grande treno da non perdere, è quello delle possibilità di lavoro sul cantiere delle nuove officine FFS ad Arbedo Castione. Spesso però fatte su misura per grandi consorzi. Si tratterà quindi anche di contare sui rappresentanti politici a Berna.