Dispositivi medici ma anche macchine, ricerca, elettricità: non sono poche le aziende e gli istituti che in Ticino operano in questi ambiti che saranno tra i primi ad essere penalizzati dalla decisione del Consiglio federale di abbandonare le trattative sull'accordo quadro con l'Unione Europea.
"Una delle conseguenze del mancato accordo quadro è proprio che Svizzera e UE non concluderanno più nuovi accordi bilaterali e settoriali di accesso al mercato", spiega Michele Rossi, delegato per le relazioni esterne della Camera di commercio ticinese, ai microfoni della RSI. Un esempio è l'accesso della Svizzera al mercato europeo dell'elettricità.
"Un'altra conseguenza è che gli accordi già in vigore non verranno più aggiornati. Come quello sull'abolizione degli ostacoli tecnici al commercio: un accordo che permette alla Svizzera di esportare verso l'Unione Europea determinati prodotti senza dover passare per procedure complicate e venendo trattata come uno Stato membro", sottolinea Rossi.
Da ieri, questo mancato aggiornamento riguarda i dispositivi medici, poiché la nuova direttiva europea entrata in vigore proprio mercoledì, non vale per la Svizzera. Il prossimo settore a cui toccherà la stessa sorte è quello delle macchine, e così via: con ogni adeguamento si innalzeranno barriere commerciali di settore in settore. Esportare sarà più complicato e costoso.
I prossimi settori toccati in Ticino saranno quello sanitario e quello industriale dei macchinari che esporta nel mercato europeo. Per quanto riguarda la ricerca, "la Svizzera non verrà più associata al nuovo programma europeo, e questo per gli istituti universitari ma anche per l'industria tecnologica può essere un problema", conclude Rossi.