"Cosa succede, cosa succede in città?" è il testo di una vecchia canzone di Vasco Rossi. Ed è la domanda a cui abbiamo cercato di rispondere al Quotidiano, pensando ai ragazzini - 13enni, 14enni o poco più - dai comportamenti violenti, aggressivi o autolesionisti, irrispettosi degli altri, delle regole e di se stessi.
È un fenomeno - o piuttosto, un problema - che esiste e che non passa inosservato. Non certo delle scuole, che fino a due settimane fa si sono trovate a doverlo gestire. E neppure in molte famiglie. Ma anche per le autorità cittadine e la polizia.
"La grande maggioranza dei giovani non crea queste dinamiche ed è sana, ma il fenomeno è in crescita", spiega Karen Valenzano Rossi, municipale di Lugano e capo dicastero sicurezza. "Le segnalazioni di certe scene arrivano da più canali, in particolare dai cittadini. E la preoccupazione è crescente: cosa si può fare per arginare questo problema dei giovani? Come Città abbiamo avviato un tavolo di discussione interna per vedere che cosa possiamo fare. Vogliamo capire se e come intervenire, dirottando per esempio le segnalazioni sui servizi competenti del Cantone. E vogliamo anche capire cosa si può mettere in campo per contenere queste dinamiche", conclude.
"È un tema che mi sta a cuore. Per noi l'avvenimento è importante. Spesso è legato alla fragilità. Inoltre questi eventi sono sovente caratterizzati da comportamenti legati alla necessità di apparire", spiega il commissario resposabile del gruppo minori della polizia giudiziaria Simone Caimi. "Al centro di ogni valutazione della polizia c'è il minore. Noi dobbiamo valutare cosa sta passando il minore quando svolge certe azioni. Per poi capire cosa voleva provare e cosa voleva ottenere", aggiunge.
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