Per garantire il funzionamento del Festival del Film di Locarno servono soldi, tanti soldi. Il budget di questa edizione è infatti da record: 17,2 milioni di franchi. Di questo importo il 45% arriva da fondi pubblici, il 35% da finanziamenti privati e il restante 20% dagli incassi del Festival.
“Grazie all’aumento del contributo cantonale, che ci ha permesso di avviare una strategia di trasformazione del Festival per garantire una presenza sull’intero anno e per essere ancora più professionali durante la kermesse, si è avviato un moto positivo” commenta alla RSI il direttore operativo della kermesse Raphaël Brunschwig. Se negli ultimi 10 anni il finanziamento cantonale è rimasto stabile tra i 2,8 e i 2,9 milioni di franchi, nella primavera del 2020 il Gran Consiglio ha infatti votato l'aumento del contributo a 3,4 milioni all'anno fino al 2025.
E sul perché fosse necessario aumentare il finanziamento è il direttore del DECS Manuele Bertoli a rispondere alla RSI: “Il Festival è cresciuto di importanza e in dimensione internazionale, è quindi necessario che anche le risorse facciano il loro corso, anche pensando che il finanziamento cantonale è rimasto fermo per molto tempo”.
La fiducia che arriva dal settore pubblico attira poi i finanziamenti privati: "Credo che questo sia davvero straordinario, penso che nessun evento in Svizzera sia riuscito in quello che abbiamo fatto noi: dal 2019, quindi dal periodo pre-pandemia, i finanziamenti dei privati sono cresciuti del 40% da 4,8 milioni di franchi a 5,6 milioni” spiega ancora Brunschwig.
Per attirare nuovi partner si punta anche sull'esperienza, come Swatch che dal 2023 sostituirà Manor tra i quattro “main partner”, una conquista che il presidente Marco Solari ha trattato personalmente con il figlio del fondatore della casa orologiera Nicolas Hayek.
Gli aiuti pubblici restano comunque fondamentali e Locarno la fa da padrone con poco più di 1,7 milioni di franchi dall'Ufficio federale della cultura. Seguono Nyon, Soletta e Zurigo. Ma lo scarto è di oltre un milione.
E allora come sta il Pardo oggi, dopo due anni di pandemia? “L'obiettivo sta riuscendo, nel senso che noi avevamo preventivato il 70% delle entrate rispetto al 2019, e al momento siamo lievemente sopra questo dato – spiega ancora Brunschwig –. È vero che noi abbiamo un preventivo che prevede una perdita di 900’000 franchi, soldi che verrebbero compensati dalle nostre riserve, che ammontano a 1,5 milioni di franchi. Quindi è un'edizione in ogni caso sostenibile”.
Intanto, si lavora per ridurre il deficit a meno di mezzo milione di franchi. Per tirare la somme c'è ancora tempo.