Cinque anni fa la Banca Nazionale svizzera abolì a sorpresa il tasso di cambio minimo euro e franco, creando, quel giorno, un certo scompiglio a più livelli. Una delle paure iniziali, almeno in Ticino, era che l'economia locale subisse eccessivamente il colpo.
Un giorno che è rimasto nella memoria del direttore dell'Associazione industrie ticinesi Stefano Modenini che spiega: "nel giro di un paio di settimane alcune aziende hanno ricevuto delle richieste dai clienti di poter ridurre i prezzi delle merci, visto che evidentemente il franco era diventato più caro. L'economia ticinese ha però saputo rispondere positivamente".
Quali i settori che hanno maggiormente sofferto? Ancora Modenini: "indubbiamente, a livello di industrie, è stato il ramo della meccanica. Ma anche altri settori, quali per esempio il turismo, hanno subito i contraccolpi. Una situazione del genere andava gestita correttamente e da parte nostra abbiamo consigliato alle aziende di non prendere misure non basate su un'attenta riflessione". Il risultato alla fine di questa situazione è che le industrie "hanno reagito positivamente ma i margini di guadagno si sono ridotti al minimo, ciò che comporta delle difficoltà a investire e ad essere competitivi", aggiunge Modenini.