L'imputato va prosciolto perché non ci sono elementi che permettano di identificarlo oltre ogni ragionevole dubbio come la persona che ha colpito la vittima. Questa la tesi difensiva del legale del 23enne a processo da lunedì per la morte di un 44enne del Mendrisiotto, due anni fa, alla discoteca Rotonda di Gordola.
Durante l’arringa, durata quasi due ore, l’avvocato Yasar Ravi ha cercato di smontare, dichiarazione dopo dichiarazione, quanto riferito da più testimoni quella notte. Li ha definiti non attendibili perché, "erano lì per divertirsi, avevano bevuto e hanno ricordi sfuocati".
Per la difesa la ricostruzione dell’agente di sicurezza, che ha dichiarato di aver visto il 23enne sferrare un pugno al collo della vittima, è inattendibile e priva di qualsiasi riscontro oggettivo, anzi, è il frutto “di una ricostruzione inventata”. Perché mentire? La difesa, ha dichiarato Yasar Ravi, ha ragioni di credere che sia stato proprio lui a travolgere, probabilmente in maniera involontaria, la vittima.
Il procuratore pubblico Arturo Garzoni, lo ricordiamo, ha chiesto invece alla corte di condannare l’imputato a 12 anni di carcere, per il reato di omicidio intenzionale per dolo eventuale.
Il giovane, ricordiamo, ancora nel corso della giornata di lunedì (ascolta l'audio allegato) ha negato di aver mai colpito qualcuno quella notte.La sentenza è prevista per mercoledì alle 16.30.
Omicidio di Gordola: accusa e difesa opposte
Il Quotidiano 14.05.2019, 21:00