L’accusa ha chiesto stamani (lunedì) condanne a sei anni e mezzo di carcere nei confronti di Abderrahim Moutaharrik e sua moglie Salma Bencharko, accusati di terrorismo internazionale. Alla sbarra a Milano, il marocchino ex campione svizzero di kickboxing, che per diverso tempo si allenò in una palestra di Canobbio, è accusato di aver ricevuto ordini dall’organizzazione Stato islamico per compiere un attentato. Fatti sempre negati dal 28enne.
I coniugi Moutaharrik hanno tuttavia ammesso di essere stati in contatto con il Califfato, ma per ottenere un lasciapassare che non serviva per la lotta armata, bensì per entrare nei territori controllati in Siria e Iraq per aiutare i civili.
Durante il processo con rito abbreviato (sulla base degli atti e con la prospettiva di ottenere uno sconto di pena in caso di condanna), i pubblici ministeri hanno pure chiesto sei anni e mezzo di reclusione nei confronti di Abderrahmane Khachia, anche lui marocchino, residente in provincia di Varese e fratello di Osama Khachia, il “jihadista di Viganello” morto martire in Siria.
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