Il cittadino turco 47enne a processo da lunedì al Tribunale penale federale di Bellinzona (TPF) è stato indagato dalla Procura federale nel febbraio 2017. Le accuse che gli sono formulate, e che l’imputato contesta, sono due.
La prima è la rappresentazione di cruda violenza per aver pubblicato cinque volte sul suo profilo Facebook video e immagini in cui erano mostrate persone picchiate selvaggiamente, mentre la seconda accusa riguarda la violazione della legge federale che proibisce gruppi quali al Qaida e il sedicente Stato islamico. L’uomo ha diffuso, sempre su Facebook, un video propagandistico in cui si vedono combattenti di un gruppo yemenita all’epoca affiliato all’IS e anche la bandiera nera di quest’ultimo.
In aula l’accusato, aiutato da un interprete, ha dichiarato di non aver visto nei fotogrammi il drappo del sedicente Stato islamico. Sollecitato dal giudice federale Giuseppe Muschietti in merito ai contenuti del video, l’uomo ha confermato più volte di essere contrario alla violenza e di non essere lui l'autore di quelle torture.
L’uomo, ha tuttavia ricordato il procuratore federale Sergio Mastroianni, è cognato del 32enne di Lugano, ex agente di sicurezza della Argo1, già condannato dal TPF per proselitismo nei confronti del gruppo Jabhat al Nusra, attivo in Siria sotto l’egida di al Qaida. L’inchiesta nei confronti del 47enne è dunque una costola di quella condotta a suo tempo nei confronti dell’ex agente di sicurezza.
Per l'imputato, il procuratore federale ha chiesto una pena di 160 aliquote giornaliere da trenta franchi l'una più una multa di mille franchi. La difesa ha dal canto suo chiesto l'assoluzione e il pagamento delle spese giudiziarie e di un torto morale. La sentenza sarà emessa il 7 novembre.
PP 12.00 dell'8.10.2018 - Il servizio di Pervin Kavakcioglu
RSI Info 08.10.2018, 14:10
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08.10.2018: Turco a processo: "non sono integralista"
RSI Info 08.10.2018, 20:37