Ci sono dei nomi che negli ultimi giorni sono stati sulla bocca di molti. Quello dell'ex patron del Chelsea Roman Abramovich o di Andrei Melnichenko della multinazionale del fertilizzante Eurochem, colpiti duramente dalle sanzioni europee. Ma per il Ticino contano anche i nomi di Alexey Mordashov o Viktor Rashnikov. Contano perché sono a capo di due colossi dell'acciaio che hanno le loro antenne commerciali qui. La Severstal Export di Manno e la MMK Steel Trade di Lugano. (Vedi correlati)
"Le sanzioni colpiscono in primis i beni di una persona; ma prevedono anche il blocco dei beni che sono controllati da queste persone attraverso delle società", spiega alla RSI l'avvocato ginevrino esperto di sanzioni internazionali Marc Gilliéron. Significa che "potenzialmente le società che rispondono alle persone menzionate sono colpite direttamente. Le società possono tuttavia provare ad invocare alcune eccezioni presso la Segreteria di stato dell'economia (SECO), per far in modo che i loro capitali non vengano bloccati".
In parole semplici devono dimostrare che il capitale generato in Ticino ad esempio non confluisce nel capitale del gruppo controllato dall'oligarca. Non siamo riusciti a sapere se le due società che abbiamo menzionato abbiano avviato queste pratiche perché hanno preferito non rilasciare dichiarazioni. Abbiamo dunque interpellato ancora una volta Marco Passalia che è il segretario di Lugano Commodity Trading, l'associazione mantello della piazza luganese del commercio di materie prime. Lui lamenta una carenza di informazioni e chiede alla SECO più collaborazione. La SECO a noi ha risposto che sta ricevendo un numero enorme di richieste e che sta facendo il possibile.
L'ombra di Putin sulla piazza luganese
Commentando il settore in generale Marco Passalia parla anche di navi ferme, di linee di credito bloccate, di società sull'orlo del fallimento. C'è anche il blocco all'importazione di acciaio russo in Europa. Che dire però del danno di immagine? La piazza luganese del commercio di materie prime negli anni ha cercato di scrollarsi di dosso l'immagine appunto di un mercato poco trasparente. "Gli oligarchi ci sono in tutte le piazze e sono comunque una minoranza", continua Passalia, che aggiunge "tra l'altro sono società che hanno lavorato per decenni in Ticino creando posti di lavoro e indotto". A priori non vede un danno reputazionale ma è prudente: "bisogna aspettare". In ogni caso ricorda che "sono società che forniscono materie prime che servono alle nostre industrie. Sono attività importanti per far funzionare l'economia svizzera". Insomma, servono a tutti. Proprio ieri la sezione ticinese della Società impresari e costruttori ha dichiarato che si rischia la paralisi dei cantieri anche per via della carenza d'acciaio.
E chi è fuori dalla lista?
A Paradiso c'è anche l'antenna commerciale del gruppo siderurgico NLMK di Vladimir Lisin. Di lui in questi giorni si è scritto parecchio sulla stampa italiana. È uno degli uomini più ricchi della Russia ma pare essere meno esposto; per ora il suo nome non figura nella lista europea. Nessun vantaggio concorrenziale però secondo Marc Gilliéron. "Gran parte delle banche applicano una sorta di embargo totale sulla clientela russa, c'è davvero la volontà di uscire da questo mercato". Per l'avvocato ginevrino in Svizzera soffrono tutte le società che hanno dei legami con la Russia, anche solo tramite un'azionista o perché lavorano con il Paese e questo perché "gran parte delle banche per ragioni reputazionali o per paura evitano di effettuare delle transazioni che potrebbero venir sanzionate in futuro".