A Bellinzona questo pomeriggio (lunedì) è iniziata in Gran Consiglio la discussione del Preventivo 2024, di cui si discute da mesi e che rimane appeso a un filo. Le schermaglie del primo giorno di lavori parlamentari lo confermano.
L’entrata in materia è andata in archivio tra citazioni filosofiche e metafore varie, ma le prime prese di posizione sono anche state rappresentative di quanto emerso in questi oltre cento giorni, ovvero da quando, il 18 ottobre scorso, sono state presentate le misure di risparmio che, fondamentalmente, non piacciono a nessuno. Non stupisce quindi che arrivino critiche anche da chi, come il PLR, ha firmato il rapporto di maggioranza. “Noi non siamo soddisfatti né del preventivo, né delle misure presentate, né del risultato raggiunto – ha dichiarato in aula la capogruppo liberale Alessandra Gianella –. Ci aspettavamo misure strutturali per contenere la spesa con un obiettivo a lungo termine chiaro, che avrebbe permesso e reso più digeribile la necessità di fare dei sacrifici, così come una maggiore collaborazione e una volontà più ferma di avviare un autentico percorso di risanamento”
Da parte sua la Lega, che pure ha firmato il rapporto di maggioranza e ha due rappresentanti in Governo, ha dato un sostegno ‘condizionato’: “La nostra adesione al preventivo – sono state le parole del capogruppo Boris Bignasca – è tutt’altro che convinta e si basa solo su tre condizioni minime: che finalmente si cominci a tagliare nel settore dell’asilo, che venga mantenuto e semmai allargato il blocco delle sostituzioni dei dipendenti pubblici al 20% e che prima di tagliare sui sussidi di cassa malati si faccia un lavoro serio e urgente all’interno dell’Amministrazione, coinvolgendo i funzionari dirigenti”.
Tra i numerosi emendamenti presentati, non sono pochi quelli che arrivano da partiti che hanno firmato il rapporto di maggioranza, in particolare dal Centro, che più volte ha espresso le proprie perplessità su questa manovra. Ciò nonostante è improbabile che lo stesso Centro farà mancare il proprio sostegno al Governo, come si intuisce dalle parole del capogruppo Maurizio Agustoni: “Credo che occorra avere l’umiltà di riconoscere che se fossimo stati al posto dei Consiglieri di Stato e se avessimo dovuto rispettare il divieto popolare di aumentare le imposte, difficilmente avremmo confezionato un vestito molto diverso. Personalmente riconosco e rispetto la grande difficoltà del compito al quale sono chiamati i Consiglieri di Stato e credo che certe critiche siano spesso ingenerose o quantomeno sbrigative”.
Le posizioni non sono cambiate tra chi ha prodotto i due rapporti di minoranza: la strada intrapresa dal Governo è profondamente sbagliata secondo il socialista Ivo Durisch, mentre Sergio Morisoli dell’UDC ha difeso i principi e la necessità di tagliare le spese dello Stato.
“Chi è che non ha lavorato bene? I dipendenti pubblici o la politica? Sicuramente la politica – ha chiosato il capogruppo PS –. Consiglio di Stato e Parlamento hanno saccheggiato le entrate con sgravi fiscali insostenibili. In realtà le risorse ci sarebbero: il Ticino è infatti il Cantone dove il numero di persone particolarmente facoltose è aumentato maggiormente rispetto a tutti gli altri cantoni svizzeri”.
“Pareggiare i conti, frenare la spesa, evitare i deficit, mantenere basse le imposte, contenere il debito non sono verbi e azioni contabili; sono valori morali, principi di giustizia e garanzie di libertà – ha sottolineato il democentrista Sergio Morisoli –. Quale sarebbe la moralità di uno Stato che si arricchisce sulle spalle dei contribuenti e poi sperpera i soldi senza pudore?”.
Dure critiche anche dai partiti minori
Anche gli schieramenti più piccoli hanno duramente criticato il Preventivo, come pure le proposte emerse dalla commissione della Gestione e il modo di agire dei partiti di Governo.
Per il movimento Avanti con Ticino e Lavoro “i tre partiti che hanno firmato il rapporto di maggioranza praticamente si auto-emendano. Con una mano fanno una cosa, con l’altra propongono di disfarla un pezzetto per volta”.
Per i Verdi liberali, “sembra inutile accettare un rapporto che scontenta comunque molti. Con rapporto intendiamo quello di maggioranza (PLR, Lega e Centro) o al limite il primo di minoranza (PS), ma non il secondo rapporto di minoranza (UDC) che è solo un assegno in bianco agli smantellatori dello Stato”.
Per Helvethica “in un momento come questo lo Stato non può fare l’errore di giocare al taglio delle spese, men che meno all’aumento delle tasse”.
Vitta: “Serve responsabilità”
Il Governo, per bocca del direttore del DFE Christian Vitta, ha da parte sua auspicato per il futuro un buon dialogo con Parlamento e commissioni: “Ci attendono anni molto impegnativi, non solo per il Canton Ticino. A corto termine dovremo sicuramente intensificare i contatti fra Esecutivo e Legislativo per fare in modo che una maggioranza di forze politiche, e qui penso in particolare a quelle che hanno responsabilità di governo, si assuma con determinazione la responsabilità di accompagnare Governo e Parlamento nel percorso necessario per superare questa fase complessa”.
La discussione prosegue con l’analisi dei singoli dipartimenti ed è lì che si entrerà nel dettaglio delle misure.