L’AITI non ha dubbi: perché il settore industriale ticinese riprenda vigore è necessario che la politica cambi atteggiamento e assuma una visione più lungimirante. Non solo, secondo i vertici dell’associazione di categoria, riuniti martedì in assemblea a Mendrisio, sia istituzioni che opinione pubblica devono avere più fiducia nel settore.
"Il buon senso è diventato merce rara, la politica dovrebbe smettere di parlare alla pancia degli elettori e tornare a usare la testa", ha sottolineato dal canto suo Fabio Regazzi, presidente dell’AITI, che ha colto l’occasione per scagliarsi contro le politiche “neo-protezionistiche e primanostriste; ...da queste decisioni emerge che la legalità non è più considerata un pilastro imprescindibile della nostra democrazia e della convivenza civile”.
Nonostante le difficoltà all'intero comparto causate dal franco forte, il settore industriale in Ticino dà lavoro a circa 30'000 persone e per l'anno in corso sono previsti risultati migliori rispetto a quelli del 2016, è stato evidenziato del corso della 55esima assemblea dell'organizzazione mantello.
CSI/bin
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