La sperimentazione della riforma scolastica "La scuola che verrà" non partirà già tra sei mesi, a settembre: se i promotori del referendum contro il credito da quasi sette milioni approvato dal Gran Consiglio ticinese lunedì riusciranno a raccogliere le firme necessarie, i tempi tecnici per organizzare la sperimentazione, infatti, non ci sono.
Lo ha dichiarato mercoledì il direttore del Dipartimento educazione, cultura e sport, Manuele Bertoli, il quale già in Parlamento non aveva nascosto che il fine ultimo della sperimentazione consiste nella sua implementazione generale alla fine del periodo di test previsto.
Intanto UDC, Area Liberale e UDF puntano a ottenere l'appoggio di altri partiti (Lega in primis) per organizzare il referendum. E' d’altronde vero che Sergio Morisoli (Area Liberale), relatore di minoranza sulla tematica, è dell'avviso che una riforma della scuola pubblica sia sì necessaria, ma non con gli schemi proposti dal DECS e senza la necessità d'introdurre una fase di "collaudo" diluita su tre anni.
CSI/EnCa