Minacciato di licenziamento dopo avere segnalato nel 2019 problemi alla funivia del Mottarone. È quanto ha riferito un ex dipendente agli inquirenti che indagano sul dramma dello scorso maggio, costato la vita a 14 persone. L'uomo si è presentato alla polizia giudiziaria della procura di Verbania il 7 giugno e ha consegnato un file audio con alcune conversazioni.
È questo l'asso che la procura di Verbania ha giocato davanti ai giudici del tribunale del riesame di Torino, dove ha insistito per l'arresto del gestore dell'impianto e del direttore di esercizio, scarcerati dal gip Donatella Banci Buonamici per la mancanza di gravi indizi di colpevolezza.
L'ex dipendente ha raccontato che nel maggio del 2019 notò delle noie alla cabina 3, quella precipitata. Inconvenienti a un discriminatore e perdite di olio dalla centralina dei freni. Ne parlò ai superiori e il caso fu segnalato al caposervizio (l'unico indagato agli arresti domiciliari).
Nelle registrazioni - ha fatto mettere a verbale - si sente il gestore minacciare di licenziamento l'uomo. Il giorno seguente il caposervizio gli disse di stare tranquillo, che la funivia non sarebbe caduta. L'episodio non è connesso con l'incidente del 23 maggio 2021, anche se a precipitare, quel giorno, fu proprio una cabina contrassegnata con il numero 3. Ma secondo gli inquirenti potrebbe fare chiarezza sul grado di consapevolezza di tutti gli indagati e sul modo in cui si affrontavano i problemi.
La lettura della difesa è diametralmente opposta: dalla deposizione dell'ex dipendente (e di altri suoi ex colleghi) si ricava che molte deleghe erano state affidate dai vertici al caposervizio, e che il personale si atteneva alle regole imposte da lui.