Ticino e Grigioni

Sei anni per Moutaharrik

La Cassazione ha confermato la condanna del kickboxer di origine marocchine che si allenava a Canobbio

  • 7 febbraio 2019, 23:09
  • 22 novembre, 23:02
00:31

Notiziario delle 22.00 del 07.02.2019: condanna definitiva per Moutaharrik

RSI Info 07.02.2019, 23:10

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Di: ANSA/bleff 

Confermata in cassazione la condanna ad Abderrhaim Moutharrik, l'ex campione di kickbox di origini marocchine residente in Lombardia che si allenava anche a Canobbio: dovrà scontare i 6 anni di carcere decisi dalla Corte d'Appello di Milano nel 2017 per associazione con finalità di terrorismo e per legami con l'IS.

Definitiva anche la pena di 3 anni e 4 mesi inflitta alla moglie (con la quale Moutharrik intendeva partire da Lecco per la Siria assieme ai figli di 2 e 4 anni), cosi come le condanne a 3 anni e quattro mesi per Wafa Koraichi, e a 5 anni e 4 mesi per Abderrahmane Khachia, fratello di un giovane "martire" morto in Siria.

Abderrahmane Khachia (a sinistra) e  Abderrahim Moutaharrik

Abderrahmane Khachia (a sinistra) e Abderrahim Moutaharrik

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I quattro erano stati arrestati
nell'aprile 2016 tra Lecco, Varese e Milano, nell'ambito di un blitz anti-jihad effettuato dalle autorità italiane. Durante le indagini era stato intercettato il cosiddetto "poema-bomba", un messaggio audio ritenuto un'esortazione a colpire l'Italia. "Caro fratello Abderrahim, ti mando (...) il poema bomba (...) ascolta lo sceicco e colpisci", recita la registrazione mandata via WhatsApp a Moutharrik. Il messaggio
incita al martirio
e a compiere attentatati nei paesi in cui il destinatario si trova, quindi l'Italia. I quattro si sono sempre difesi asserendo che mai avrebbero compiuto azioni violente e negando contatti con il Califfato.

Il kickboxer, in una delle immagini diffuse dalla polizia italiana

Il kickboxer, in una delle immagini diffuse dalla polizia italiana

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La Cassazione ha ritenuto inammissibili i ricorsi presentati dai difensori, concordando con quanto chiesto nella sua requisitoria dal sostituto pg Luigi Birritteri, per il quale "non si può dire che le corti di merito abbiano applicato il diritto penale del nemico. Hanno applicato il nostro diritto penale, che è l'unica arma che abbiamo per sconfiggere il terrorismo".

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