"Mi sento sicuramente un presidente un po’ in difficoltà. Messo in difficoltà da un aspetto marginale del caso Argo1". Ad affermarlo è il presidente del PPD Fiorenzo Dadò che lunedì sera è stato intervistato dal Quotidiano della RSI per capire che aria tira ai vertici e alla base del partito dopo la bufera legata al caso dell'appalto affidato dal Dipartimento guidato da Paolo Beltraminelli con tutti i suoi risvolti (la cena, ecc.).
"Tutt'altro che azzoppati" "Si è allo sbando" "E' una brutta vicenda, ma basta" "Pericolo ridimensionamento" "Nel 2019 una lista degna"
Fiorenzo Dadò
"Chi pensava di azzopparci si sbaglia di grosso, siamo tutt’altro che azzoppati. Il nostro programma lo stiamo portando avanti con tenacia, con maggior tenacia, e presto presenteremo i risultati", ha affermato il deputato valmaggese, compagno della funzionaria responsabile del servizio richiedenti l'asilo.
Giovanni Bruschetti
Meno positivo il sindaco di Massagno Giovanni Bruschetti, per lui il partito vive “un momento di estrema difficoltà, dove si fa fatica a capire la leadership, si è allo sbando”.
Marco Romano
Diverse poi le posizioni di due rappresentanti a Berna. Per un Marco Romano che smorza i toni: “È una brutta vicenda, ma basta, ci sono centinaia di politici PPD che lavorano e meritano rispetto”, c’è un Fabio Regazzi che non le manda a dire: "È chiaro che un colpo come questo potrebbe - se non squassarci - avere delle conseguenze: un ridimensionamento deleterio, a livello di altre forze, che non corrisponde alla nostra storia e tradizione”.
Fabio Regazzi
Una preoccupazione in previsione del prossimo voto politico condivisa da Bruschetti, che afferma: “Difficile presentarsi alle prossime elezioni con questi schieramenti”.
Fiorenzo Dadò
Sulla situazione di Paolo Beltraminelli, anche in ottica 2019, Dadò prende tempo: “Una volta che saranno finite tutte le inchieste si tireranno le somme e vedremo. Toccherà a lui decidere, con la direzione e la base del partito”.
Sollecitato sulla gestione del caso Argo1 da parte del suo consigliere di Stato, Dadò ammette: “Evidentemente alcune cose non mi hanno fatto piacere, io le avrei gestite diversamente, ma lui fa il suo nel suo dipartimento, io il mio con la direzione del partito”, e infine rassicura: “Per il 2019 presenteremo una lista degna, con tutta una serie di personalità, e poi il popolo ticinese potrà scegliere”.
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