Sono attualmente 2'715 gli ucraini ospitati in Ticino (su oltre 54'000 in Svizzera), un numero rimasto praticamente stabile nelle ultime settimane e anche nelle prossime si attendono dai 10 ai 20 arrivi al giorno soltanto, perché il Cantone è ancora di circa 600 unità oltre la quota che gli spetterebbe stando alla chiave di riparto federale. Lo ha spiegato Cristina Oberholzer, caposezione del sostegno sociale, nella conferenza stampa convocata mercoledì per fare il punto sulla situazione.
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I nuovi arrivi sono dovuti essenzialmente a ricongiungimenti famigliari, ha aggiunto il caposezione del militare e della protezione della popolazione Ryan Pedevilla, poi entrato nel merito del dispositivo di accoglienza e soprattutto della regolarizzazione della situazione di tutti quei privati che hanno messo degli alloggi a disposizione dei profughi.
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Come fare per l'affitto
Le condizioni per vedersi riconosciuto un canone di affitto erano già state anticipate a metà aprile (v. correlata), ora è stata definita e spiegata la procedura in quattro passi da seguire, a cominciare dalla compilazione di un formulario disponibile sulla pagina del sito del Cantone dedicata a tutti gli aspetti della crisi ucraina.
I requisiti per gli alloggi
Secondo Pedevilla, sono attesi circa 500-600 annunci. Il canone verrà riconosciuto solo dopo verifica dell'idoneità e il contratto verrà firmato dal proprietario e dal Cantone. In caso di disaccordo insanabile con il proprietario, ha precisato Pedevilla, saranno le autorità a farsi carico della ricerca di una nuova soluzione. Gli ospiti ucraini sono legati contrattualmente al Cantone perché l'affitto rientra nelle prestazioni assistenziali erogate a chi ha ottenuto un permesso S, insieme ad assicurazione malattia e sostentamento.
È quest'ultimo, per altro, la voce di spesa maggiore fra quelle già contabilizzate, ha detto Casartelli Oberholzer.
Prestazioni versate finora
La prima richiesta per gli aiuti, è stato pure ricordato, è da fare allo sportello di Viale Stazione a Bellinzona dopo la registrazione in un centro federale. Per i rinnovi, il punto di riferimento (sempre su appuntamento) è quello di Vicolo Santa Marta, sempre nella capitale.
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Chi non ha un alloggio privato, può ancora far capo, ha sottolineato ancora Pedevilla, ai centri regionali collettivi. Attualmente sono sei con circa 250 posti letto e con Arzo in standby. Il loro numero potrà essere confermato o adeguato verso l'alto o verso il basso in futuro a dipendenza dei bisogni. Sono luoghi, ha precisato, "di riassestamento e pianificazione", dove i profughi sono costantemente seguiti fino all'uscita verso soluzioni individuali, che è di solito gestita dal Cantone stesso e raramente spontanea.
Trasporti pubblici, gratuità scaduta
L'altra novità odierna è che con il 31 maggio è venuta meno la gratuità dei trasporti pubblici che era stata garantita da Alliance Swiss Pass. Su richiesta anticipata, i profughi potranno però farsi rimborsare tragitti scolastici (fino a giugno a carico del DECS), per partecipare a misure di integrazione, per sottoporsi a trattamenti medici prolungati, per colloqui di lavoro, per recarsi mensilmente allo sportello cantonale o per raggiungere servizi essenziali laddove non sono disponibili.
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