L’espansione dell’economia e il contemporaneo ritiro in pensione di circa 24’000 lavoratori odierni, nei prossimi cinque anni potrebbero tradursi in una forte mancanza di manodopera in Ticino, malgrado l’arrivo sul mercato di circa 28'000 giovani alla fine della formazione. Le stime più prudenti - dato quanto visto negli ultimi anni e l’evoluzione della situazione mondiale - parlano di 5'000 impieghi che rischiano di non essere occupati. Quelle ritenute realistiche indicano 12'000. Ma potrebbero essere anche 18'000. E ciò a fronte di un numero totale di occupati che oggi è di circa 235’000.
A sostenerlo è uno studio realizzato dalla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI) per conto dell’Associazione industrie ticinesi. Gli scenari ipotizzati sono tre. Ma tutti partono dalla certezza che nei prossimi anni l’economia genererà numerosi nuovi posti di lavoro. Quanti? Tra 24'000 e 46'000, a dipendenza dello scenario che si verificherà.
Mancheranno lavoratori over 55
Il Quotidiano 11.05.2022, 21:00
L’espansione occupazionale non toccherà tutti i settori allo stesso modo. In alcuni ci saranno poca crescita e/o pochi pensionamenti con conseguente difficoltà nell’assorbire chi si è formato in ambiti come: gestione aziendale, diritto, ingegneria, attività manifatturiere, edilizia, scienze sociali, informazione e giornalismo. In altri, invece, la somma dei vari fattori assicurerà notevoli opportunità di impiego. Non serviranno solo universitari. Anzi. Vi sarà scarsità di informatici e insegnanti (circa 600 in entrambi), ma soprattutto di personale dei servizi (circa 5'000) e di collaboratori non altamente specializzati (oltre 12'500). Si parla in particolare di: sanità, assistenza sociale, commercio all’ingrosso e al dettaglio, militare e difesa, smaltimento rifiuti, sport, ristorazione, cure estetiche, riparazione di autoveicoli e motocicli nonché dei lavori che rientrano sotto le attività professionali, scientifiche e tecniche.