Ticino e Grigioni

Un torto per ripararne un altro

La testimonianza di una vittima ticinese dei collocamenti coatti, esclusa dai risarcimenti perché il suo caso risale a dopo il 1981

  • 26 settembre 2019, 21:57
  • 13 maggio, 11:32
Nessun risarcimento per i casi dopo il 1981

Nessun risarcimento per i casi dopo il 1981

  • keystone
Di: Quot/pon

"So di non essere la sola ad aver subito determinate cose dopo il 1981, non credo si possa dare un limite di tempo a persone che vivono certe situazioni e sofferenze": a parlare è una donna ticinese, che come decine di migliaia di altri svizzeri ha subito un collocamento coatto durante l'infanzia. Una donna che però oggi non può beneficiare dei risarcimenti previsti a livello federale, come confermatole in luglio dall'Ufficio federale di giustizia, perché si applicano per l'appunto solo alle misure coercitive fino al 1981, mentre il suo caso è degli anni '90.

Un dolore non risarcito

Il Quotidiano 26.09.2019, 21:00

Allontanata da una madre problematica, era stata affidata a una famiglia in un'azienda agricola. "Venivo picchiata, dovevo dopo la scuola raccogliere pomodori nelle serre, mi mettevano una saponetta in bocca con la spiegazione che le bocche sporche vanno lavate,..." racconta. Nove anni di soprusi. Quella di oggi per lei è una seconda ingiustizia: "Il limite di tempo è usato in maniera non corretta", afferma.

Un parere condiviso anche da alcuni deputati a Berna, autori di atti parlamentari sul tema. Criticato anche il termine di 12 mesi che era stato concesso per farsi avanti: diverse vittime non sono state informate in tempo o hanno esitato per vergogna o altri motivi. Risultato: solo un po' più di 8'000 richieste di indennizzo entro la data limite del 31 marzo. Dei 300 milioni stanziati, da distribuire in ragione di 25'000 franchi per ogni vittima, ne sono bastati circa 200.

Il monumento per le vittime di internamento resta com'è

Il Quotidiano 26.09.2019, 21:00

La targa non si cambia

Riguarda gli internamenti coatti anche una seconda vicenda, che arriva invece a conclusione. Il consigliere di Stato Marcus Caduff ha confermato alla RSI che non verrà cambiata la targa del monumento per le vittime, posato a Coira. La traduzione in italiano ("persone interessate da misure coercitive e collocamenti extrafamigliari") era stata criticata per il linguaggio burocratico e un po' fuorviante, inadeguato per qualcuno. Il Dipartimento dell'economia pubblica e della socialità ha tuttavia deciso di non cambiarla perché ritiene la formulazione non sbagliata dal profilo linguistico e dei contenuti.

Correlati

Ti potrebbe interessare