L’amore per i viaggi lo ha ereditato dalla madre, la prima a portarlo nell’Africa più selvaggia. Con gli anni, il semplice viaggiare per fotografare gli animali si è trasformato in qualcosa di più profondo: “Il turista ti racconta dove l’hanno portato, il viaggiatore ti racconta dove ha scelto di andare… Io sono una sorta di terzo personaggio, sempre alla ricerca di esperienze autentiche”, afferma Christopher Walti, che nel 2023 ha lasciato un lavoro come manager in Svizzera per inseguire la sua passione e diventare una guida privata, specializzata in viaggi fuori dalle rotte turistiche tradizionali.

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Per lui girare il mondo non è mai stato solo spuntare una lista di destinazioni, ma immergersi completamente in un luogo. “In valigia bisogna mettere poche cose: un binocolo, un cappello con zanzariera, vestiti tecnici, un kit d’emergenza e, soprattutto, tanta flessibilità e apertura mentale”. Tuttavia, nel suo zaino non manca mai l’attrezzatura fotografica, con cui realizza scatti che potrebbero tranquillamente finire sulle copertine del National Geographic.

Mandrie di gnu sfidano le acque del fiume Mara durante la migrazione nel cuore del Parco Nazionale Masai Mara, in Kenya.
Oggi, la sua agenda è imprevedibile: non ha orari fissi e può partire per un mese e mezzo o avere due mesi senza impegni. “Se ho un periodo vuoto, lo uso per esplorare nuovi luoghi da proporre ai miei clienti”. Sulla scelta di lasciare un lavoro sicuro afferma di non essersi mai pentito, anche se non sono mancate alcune sfide: “Spesso non ci rendiamo conto che, quando sei libero, sei tu a dover gestire tutto. Non ci sono più obiettivi imposti da altri; devi stabilire e raggiungere i tuoi traguardi”. Dopotutto, vivere di viaggiare non significa solo vedere posti nuovi, ma anche cambiare prospettiva sul mondo.
Scelte consapevoli per un turismo sostenibile
Il turismo legato alla fauna selvatica (wildlife tourism) è in piena espansione. Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo, questo settore rappresenta circa il 7% del turismo globale e cresce del 3% ogni anno. Da un lato, la ricerca di un contatto con la natura può favorire la tutela degli ecosistemi e delle comunità locali, poiché il turismo genera un interesse economico che rafforza gli sforzi di conservazione. “Durante i miei viaggi ho visto che, se non c’è un interesse economico, non c’è interesse a salvare nulla”, sottolinea Christopher.
Dall’altro, però, questa stessa presenza umana può rappresentare una minaccia per la biodiversità: sempre più animali selvatici stanno modificando il loro comportamento a causa dell’interferenza dell’uomo. “Ho letto che a causa del turismo di massa, alcuni leoni hanno imparato a cacciare sfruttando le jeep, nascondendosi dietro di esse per tendere imboscate alle prede”.
In alcuni casi, gli animali adottano strategie di sopravvivenza sorprendenti: “Ricordo di aver visto un impala sempre vicino al lodge: era selvatico, ma restava lì perché aveva una zampa ferita e sapeva che, vicino alle luci e alla presenza umana, era al sicuro da predatori come le iene. Questo dimostra l’intelligenza degli animali e quanto le nostre strutture influenzino il loro comportamento”.
Questa crescente interazione non si limita all’osservazione passiva, ma spesso sfocia in pratiche discutibili, amplificate dalla ricerca di visibilità sui social media. Negli ultimi anni, il numero di selfie con animali selvatici è aumentato vertiginosamente (+292%), e quasi la metà di questi ritraggono comportamenti scorretti, che mettono a rischio sia gli animali che i turisti.
Esistono anche influencer e personaggi mediatici che si mostrano mentre giocano con leoni o iene, trattandoli come se fossero animali domestici. Questo trasmette il messaggio sbagliato, facendo credere che sia normale o accettabile avvicinarsi a loro in quel modo. Tali atteggiamenti distorcono la percezione della fauna selvatica.
“Se si vuole viaggiare in modo ecosostenibile, nel rispetto della natura e degli animali, è essenziale informarsi tramite fonti ufficiali, affidarsi a professionisti e non credere ciecamente a tutto ciò che appare sui social”.
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