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Non fucili, ma penne per lo Yemen

Settecento ragazzini che vivono sulla linea di fuoco della guerra frequentano la scuola al-Nahda e provano a scrivere il loro futuro

  • 2 settembre 2019, 07:49
  • 22 novembre, 21:23
04:16

Il maestro che sfida la guerra

RSI/Laura Silvia Battaglia 02.09.2019, 07:45

Gli allievi del canton Ticino oggi, 2 settembre, tornano a scuola e noi, proprio oggi, vi portiamo a Ta'izz, nella città dove la guerra in Yemen è più dura. Qui c’è una scuola davvero speciale. Si chiama al-Nahda, la resistenza. È vicinissima alla linea del fuoco e nasce per evitare che i bambini, dovendola attraversare ogni giorno, smettano di andare a scuola. Ma non è una scuola finanziata interamente dal governo: è nata solo dalla volontà di un maestro di scuola che ha trasformato la sua casa incompleta e diroccata dai bombardamenti in una struttura capace di fornire gratuitamente l’istruzione di base e primaria, grazie al suo impegno e a quello di altri docenti volontari, che non ricevono comunque lo stipendio da mesi.

Allievi e genitori - di questa struttura che ha 700 allievi e 24 insegnanti e straborda di bambini a ogni ora del giorno, divisi in 13 classi per due turni - dicono un gran bene. E Nadia al-Absi, 20 anni, che ha studiato da maestra e insegna qui, nonostante non sia ancora abilitata, lancia un messaggio alla comunità internazionale. Dice: “L'educazione è una missione universale: senza di essa gli uomini non avrebbero raggiunto lo spazio e senza di essa non ci sarebbero le invenzioni che usiamo nella nostra vita quotidiana. L'educazione è la chiave per questa vita e per la vita successiva. Se si vuole aiutare lo Yemen, bisogna promuovere l'istruzione, specialmente in questi tempi difficili. Qui l'educazione è in pericolo e l’unico modo per salvare i nostri figli dalla guerra è dare loro in mano una penna, non un fucile”.

Laura Silvia Battaglia

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