Ambiente e sostenibilità

Agricoltura verticale: nuova frontiera per il mondo agricolo?

Come si risparmiano acqua, terra ed energia grazie ad alcune novità nel mondo delle produzioni vegetali

  • Oggi, 11:30
Serre verticali
  • Keystone
Di: Emma Berger 

L’agricoltura tradizionale si trova di fronte a sfide imponenti, che la costringono a ripensare il proprio modo di operare. Il suolo si sta impoverendo sempre di più a causa dell’uso massiccio di input chimici e di tecniche come la monocoltura e l’agricoltura intensiva. A ciò si aggiunge la riduzione della disponibilità di terre coltivabili, dovuta al sovrasfruttamento del suolo, alla deforestazione e all’urbanizzazione, oltre alla scarsità d’acqua e alla crescita della popolazione mondiale. Questi fattori evidenziano come le risorse stiano progressivamente diminuendo.

Esistono tuttavia modalità per affrontare questa situazione critica. Oltre a ripensare i metodi tradizionali dell’agricoltura, sono state sviluppate diverse innovazioni nel settore agricolo per rispondere alla crescente scarsità di risorse. Tra queste, spicca l’agricoltura verticale, un metodo di coltivazione controllato che permette di aumentare la produttività e di ridurre lo spazio necessario per le coltivazioni.

Le serre verticali e l’utilizzo mirato delle risorse

I termini “agricoltura verticale”, vertical farming o “serre verticali” sono sempre più diffusi. Con questi si fa riferimento a una tecnica agricola in cui gli ortaggi vengono coltivati all’interno di edifici, in vassoi posizionati in modo verticale e dove temperatura, nutrienti, illuminazione e irrigazione sono monitorati. Avere un controllo diretto sulle condizioni climatiche dell’ambiente permette di poter coltivare gli ortaggi tutto l’anno, dal momento che non sono sottoposti a sbalzi stagionali.

L’agricoltura verticale riduce notevolmente l’utilizzo delle risorse. Innanzitutto, si risparmia terra, poiché nella maggior parte dei casi viene impiegata l’idroponica, una tecnica in cui le piante crescono in una soluzione acquosa ricca di nutrienti, ottimizzando così l’impiego delle risorse necessarie e riducendo la dipendenza da fertilizzanti

Questa tecnica permette anche di ridurre l’irrigazione, con conseguente risparmio d’acqua (studi stimano che il suo utilizzo sia ridotto di più del 90% rispetto a quello dell’agricoltura convenzionale). Inoltre, l’acqua che evapora dalle piante viene riutilizzata e quella proveniente dalla rete idrica viene purificata tramite sistemi di filtrazione.

Si differenziano dalle serre tradizionali per l’uso dello spazio (verticale vs. orizzontale), il controllo ambientale, le tecniche di coltivazione (idroponica vs. tecniche tradizionali) e l’efficienza nell’uso delle risorse.

L’economia circolare delle serre verticali è utile anche per minimizzare le emissioni di CO2, che vengono controllate e limitate. Tuttavia, questo è possibile solo se le serre sono alimentate da fonti di energia rinnovabile. Inoltre, poiché le serre verticali sono generalmente posizionate vicino ai centri urbani, si riducono le distanze tra il luogo di produzione e quello di consumo degli ortaggi, permettendo così di diminuire i trasporti e l’inquinamento associato.

Infine, questo ambiente in costante monitoraggio limita la diffusione di malattie.

L’esempio di Planet Farms

14:53

Gli agricoltori del futuro

Falò 19.11.2024, 21:00

Questo servizio di Falò presenta l’azienda italiana Planet Farms, una delle prime start-up europee a sperimentare nel settore dell’agricoltura verticale. Vengono mostrate alcune piante illuminate da lampade a LED, la cui intensità è modulata in base alla varietà coltivata e al suo stadio di crescita. Le lunghezze d’onda delle luci sono regolate per ricreare quelle utilizzate dalla pianta per la fotosintesi, oltre a esaltare specifiche caratteristiche aromatiche e nutritive, come la piccantezza della rucola e i livelli di vitamina C, antiossidanti e polifenoli in generale.

Oltre a permettere la coltivazione durante tutto l’anno e quindi una maggiore produttività, questa azienda è in grado di utilizzare semi antichi che, nell’agricoltura convenzionale, non sarebbero abbastanza resistenti per crescere. Grazie agli ambienti controllati, questi semi possono essere coltivati, contribuendo a preservare una biodiversità che altrimenti rischierebbe di scomparire.

Le somiglianze con l’agricoltura spaziale

Le nuove frontiere dell’agricoltura arrivano anche nello Spazio. Si stanno infatti studiando soluzioni per permettere agli astronauti di coltivare ortaggi, cercando anche di migliorarne il valore nutritivo.

Un esempio è il pomodoro San Marziano, una varietà di pomodorino nano resistente alle radiazioni cosmiche, adatta alla coltivazione idroponica e ricca di sostanze antiossidanti.

Le tecnologie sviluppate per questo tipo di coltivazioni sono simili a quelle dell’agricoltura verticale: le piante vengono coltivate in vassoi su più livelli, senza terra (utilizzando la tecnica idroponica), e sono illuminate da luci a LED.

Un complemento, non sostituto, all’agricoltura tradizionale

Le serre verticali offrono numerosi vantaggi e innovazioni tecnologiche, ma è fondamentale riconoscere che non possono sostituire l’urgenza di intervenire sugli aspetti critici dell’agricoltura convenzionale. Questa non può essere completamente sostituita, anche perché le varietà coltivate nell’agricoltura verticale non coprono ancora tutte le colture prodotte con i metodi tradizionali. Inoltre, l’agricoltura verticale è sostenibile da un punto di vista ecologico se l’energia impiegata proviene da fonti rinnovabili.

Tuttavia, se utilizzate in modo intelligente e come tecniche complementari all’agricoltura tradizionale, queste innovazioni possono giocare un ruolo importante nella transizione verde. Allo stesso modo, l’agricoltura spaziale è fondamentale per lo sviluppo della ricerca scientifica in ambito agricolo.
Un complemento, non un sostituto, all’agricoltura tradizionale.

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