Curiosità e trend

“La cena perfetta”: cibo e riscatto

Intervista a Stefano Sardo, ideatore e sceneggiatore del film

  • 24 novembre, 09:00
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Di: Alice Tognacci  

Sono numerosi i film che celebrano l’enogastronomia: in alcuni è il vero protagonista, in altri è un pretesto per raccontare altro, in cui il cibo appare come simbolo di emozioni profonde. Il cibo, infatti, è un linguaggio potente, capace di raccontare non solo chi siamo ma anche come viviamo, come sentiamo.
Tutti i sabati sera, fino al 23 novembre, LA 1 si siede a tavola e propone film che hanno come elemento in comune la cucina. Oggi è il turno di ”La cena perfetta” (da oggi disponibile su Play RSI per i prossimi 30 giorni) e noi, insieme a Stefano Sardo, ideatore e sceneggiatore del film, ne raccontiamo la storia, con curiosità e dietro le quinte.

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Sabato in cucina

RSI Food 23.10.2024, 15:59

La cena perfetta: la trama

Carmine, da Scampia, criminale dal cuore buono, gestisce un ristorante per riciclare soldi sporchi. L’attività lo porta a collaborare con Consuelo, una chef talentuosa con un carattere difficile, alla ricerca della perfezione. L’amore per il cibo e il sogno di conquistare una stella Michelin daranno ad entrambi una seconda possibilità e un’occasione di riscatto.

Alta cucina, malavita, amore e memoria sono gli ingredienti che si mischieranno in una lotta senza esclusione di colpi contro critici gastronomici e pericolosi criminali. Una dramedy sentimentale, dove un buon piatto semplice, se fatto con il cuore, può salvarti la vita.

Film commedia di Davide Minnella
Con Salvatore Esposito, Greta Scarano, Gianluca Fru, Gianfranco Gallo.

La cena perfetta: l’idea del film

Stefano Sardo, sceneggiatore, musicista e regista italiano, è il padre della storia ed è lui a raccontarci da dove è nata l’idea del film: «Una sera a Trastevere, una ristoratrice mi aveva fatto notare quanti fossero i locali in mano alla criminalità organizzata e mi sono reso conto non fossero pochi. La cosa mi ha fatto pensare a cosa potesse significare per un camorrista entrare in quel mondo. Da qui nasce l’idea del film: cosa succede se un camorrista messo in un ristorante in “punizione” scopre che in realtà la sua vera vocazione è quella della cucina?». Carmine (interpretato da Salvatore Esposito, già volto noto della serie Gomorra) è un camorrista che cerca di emulare i suoi “simili”, ma in realtà non ha la stoffa e quando lo mandano a Roma a battere scontrini e a scongelare cibo, improvvisamente trova la sua vera natura, il suo vero talento. Il quadro per Sardo si fa subito interessante e diventa uno spunto divertente per scrivere una commedia ambientata nel mondo della ristorazione ma con una parte “criminale” e romantica.

Il cibo, per lo sceneggiatore, è un tema che lo tocca da molto vicino: «Sono molto appassionato di questioni che riguardano il cibo e ho pensato che finalmente avevo l’occasione di farlo anch’io, di scrivere di cibo, perché in realtà per me il cibo è una cosa sicuramente cinematografica. Mi è sembrato molto interessante “ibridare” il racconto sul cibo con uno incentrato sulla criminalità organizzata perché è un argomento poco battuto, ma le città sono piene di certe realtà».

Il cibo è una cosa sicuramente cinematografica.
È della vita di tutti, è una cosa che scatena i desideri, scatena la memoria, l’appartenenza alle proprie radici, anche le più inconsce.

Stefano Sardo

Il cibo, nella vita di Stefano Sardo, ha sempre avuto un ruolo importante, strettamente legato alle sue radici: è originario delle Langhe piemontesi - il padre, Piero Sardo, è tra i fondatori del movimento internazionale Slow Food - e per diversi anni ha spesso accostato il mondo gastronomico a quello cinematografico. Tra i tanti progetti che lo hanno visto protagonista, è stato fondatore e direttore artistico del festival di cinema e cibo Slow Food on Film (svoltosi a Bologna nel 2008 e 2009) e nel 2013 ha scritto e diretto il documentario Slow Food Story (Indigo film/Tico Film) presentato alla Berlinale.

La cena perfetta: un autentico spaccato di cucina

Il film, uscito nel 2022, ha fatto molto parlare di sé nel mondo gastronomico, sia per la credibilità dell’estetica delle immagini legate alla cucina e ai piatti, sia per come i protagonisti si muovono in cucina e vestono in modo autentico i panni dello chef. Perché il film risultasse credibile e il cibo avesse un ruolo reale da co-protagonista, per la prima volta in Italia, ci si è avvalsi della consulenza di Cristina Bowerman - nota chef italiana - che ha cucinato i piatti del film e ha costruito insieme agli sceneggiatori l’ipotesi del menù gastronomico di Consuelo (interpreta dall’attrice Greta Scarano).

Dalla brigata (con cuochi veri in scena) fino ai piatti, ogni immagine gastronomica sembra uscire direttamente da una vera cucina professionale.

Tanti anni fa sono stato folgorato dalla lettura di “Kitchen confidential”, il romanzo con cui Anthony Bourdain ti porta dentro il mondo dei cuochi con un piglio quasi da romanzo di Ellroy.

Stefano Sardo

La cena perfetta: la cucina come occasione di riscatto ed evoluzione personale

L’amore per il cibo e il sogno di conquistare la Michelin daranno a entrambi una seconda possibilità e un’occasione di riscatto. Carmine e Consuelo si recupereranno così nella cena perfetta, quella capace di far cadere ogni loro sovrastruttura. Dinanzi a una pasta tutto sommato semplice nel suo essere stellata, preparata con patate e provola, nascerà un dialogo amoroso che li porterà alla redenzione.

Curiosità e dietro le quinte di La cena perfetta

L’attrice Greta Scarano, prima di girare le scene del film, ha realmente lavorato nel ristorante della chef Bowerman.

Il locale in cui è stato girato il film è un ristorante realmente esistente in zona Trastevere di Roma. Il locale, durante il film, subisce una vera trasformazione quando Carmine e Consuelo si alleano per seguire le proprie ambizioni e la stella Michelin. I proprietari del locale reale, poi, finite le riprese del film, hanno deciso di tenere il locale con il nuovo arredamento pensato per la finzione.

Nel film, in particolare a una cena, ci sono diversi cammei di chef famosi del panorama gastronomico italiano, che si sono prestati a questo gioco tra finzione e realtà.

La brigata della chef Consuelo è la vera brigata del ristorante della chef Bowerman, che per tutto il tournage del film ha lavorato a ritmi serratissimi per mantenere invariati i turni del ristorante, mai chiuso durante le riprese.

Le ricette cult del film

Dalla pastiera napoletana alla pasta aglio e olio, i piatti che meritano menzione sono tanti. Ce n’è uno, però, che Stefano Sardo ci ricorda: le Empandas di Consuelo. «Quando abbiamo pensato all’identità di Consuelo, abbiamo pensato a una storia molto triste perché era stata abbandonata dai genitori e aveva quindi sepolto ogni legame con la propria memoria famigliare. E quando lei, a un certo punto, decide di guardare dentro di sé, riabbraccia le sue origini e la sua anima argentina facendo delle Empanadas. Un piatto in cui lei ritrova la sua storia».

Perché guardare La cena perfetta?

«Il messaggio del film - racconta Sardo - è che non bisogna mai accontentarsi della condizione in cui ci si trova, a volte, nella vita. La vita ci costringe in situazioni che ci fanno sentire bloccati. Questo stallo è una condizione che ci tiene in qualche modo al di sotto delle nostre potenzialità. Banalmente, il film vuole ricordare che esiste sempre una strada per uscire da certi momenti di difficoltà o da una vita che non ci soddisfa e magari quella strada è dentro di noi, ma semplicemente non si sono aperte le porte per guardare un po’ più a fondo dentro sé stessi.
Questo penso che sia un messaggio universale».

L’autore, tornando alle immagini e all’accuratezza prestata alla preparazione dei piatti per ricercare un’autenticità che trasmettesse qualcosa allo spettatore, sottolinea quanto la parte sensoriale sia importante nel film: «Quando vedi la gente mangiare, apprezzare il cibo, è una specie di senso che si aggiunge alla vista e all’udito, i sensi direttamente coinvolti in una visione di un film. In La cena perfetta, a volte si innesca quasi un gusto per interposta persona, godendo dell’assaggio altrui. Ecco, in questo modo spero che il film abbia questo tipo di effetto sensoriale: si guardano i piatti, ma si vivono anche».

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