Cinque mesi fa, nel canton Sciaffusa, una statunitense sostenuta da un’associazione di aiuto al suicidio poco conosciuta in Svizzera ha messo fine alla sua vita con la controversa capsula Sarco. Un caso che ha fatto molto discutere e sul quale è in corso un’indagine penale.
Il fatto ha anche attirato l’attenzione del Consiglio degli Stati: la Commissione degli affari giuridici ha deciso di procedere a delle audizioni per valutare se sia necessario rafforzare il quadro legale.
È stata la consigliera agli Stati Heidi Z’graggen (Centro/Uri) a mettere il tema sul tavolo. “Penso che Sarco abbia provocato molte reazioni nella popolazione. C’è stata una sorta di profonda preoccupazione all’idea che le persone possano morire o voler morire in una macchina”, ha spiegato ai microfoni della RTS.
Si discute del quadro legale per il suicidio assistito (19h30, RTS, 23.02.2025)
Un problema sociale
Oggi in Svizzera, il quadro legale è liberale: aiutare un terzo a suicidarsi non è un crimine, a meno di non essere spinti da un movente egoistico.
Per Mauro Poggia (MCG/Ginevra), pure membro della Commissione degli affari giuridici degli Stati, non bisogna inasprire questo quadro. “Penso che sarebbe un’ammissione di debolezza cercare di risolvere questo problema sociale con una legislazione. Oggi, gli attori coinvolti nel processo si parlano e cercano soluzioni”, afferma.
“Le carte in tavola sono cambiate”
Un altro episodio si è inserito nel dibattito sull’assistenza al suicidio: il caso Pierre Beck, ex vicepresidente di Exit in Romandia, assolto dal Tribunale federale l’anno scorso dopo aver aiutato a morire un’ottantenne in buona salute e non in fin di vita.
https://rsi.cue.rsi.ch/info/svizzera/Pierre-Beck-definitivamente-assolto--2095013.html
Per Samia Hurst-Majno, professoressa di etica medica all’Università di Ginevra, questo aiuto a una persona in buona salute ha creato un precedente. “Abbiamo bisogno di riconsiderare il dossier dell’assistenza al suicidio a livello federale. Poi, la conclusione che uscirà può essere di vario tipo, ma penso che dobbiamo essere consapevoli del fatto che le carte in tavola sono cambiate” sottolinea.
A suo avviso, i parlamentari potrebbero creare una legge sull’assistenza al suicidio che inasprirebbe il quadro attuale.
Timore di “suicidio violento”
Per Pierre Beck, che ha aiutato circa 200 persone ad andarsene, inasprire la legge non toglierebbe tuttavia nulla alla determinazione delle persone che vogliono morire. “Alcune, forse, non faranno nulla e accetteranno di morire di morte naturale o con le cure palliative. Ma ce ne sono un certo numero che commetteranno un suicidio violento. È molto dannoso per i parenti e per la società in generale”, ritiene.
Alzheimer e famigliari curanti
La consulenza 19.02.2025, 13:00
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