Economia e Finanza

BYD verso il sorpasso di Tesla

Nel 2024 la casa automobilistica cinese ha venduto 1,76 milioni di veicoli elettrici, agganciando Tesla che è arrivata a 1,79 milioni di esemplari

  • 2 gennaio, 15:30
  • 2 gennaio, 17:09
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RG 12.30 del 02.01.2025: Il servizio di Lorenzo Lamperti sulle vendite di auto elettriche cinesi

RSI Info 02.01.2025, 12:30

  • Keystone
Di: Lorenzo Lamperti (da Taiwan) 

Sebbene sia ormai considerata uno dei campioni nazionali della Cina, il suo nome è un acronimo in inglese di Build Your Dreams, cioè “costruisci i tuoi sogni”. E, quei sogni, BYD li ha ormai realizzati. La casa automobilistica fondata a Shenzhen, città simbolo della grande crescita economica avviata negli anni Ottanta e Novanta dalle riforme dell’ex presidente Deng Xiaoping, è ormai a un passo dal sorpasso ai danni di Tesla per numero di veicoli elettrici venduti. Un risultato che sembrava quasi impossibile fino a qualche anno fa, quando Elon Musk – proprietario del colosso statunitense – snobbava le capacità tecnologiche e competitive dei nascenti rivali cinesi. E invece, secondo i dati appena diffusi, nel 2024 BYD ha venduto 4,25 milioni di veicoli, di cui 1,76 milioni completamente elettrici. Si tratta di un salto clamoroso rispetto al 2023, con un aumento su base annua del 41%. Ciò significa che Tesla è stata ormai agganciata. L’azienda di Musk dovrebbe infatti attestarsi sugli 1,79 milioni di veicoli venduti, appena 30’000 sopra quelli di BYD e in calo sugli obiettivi annuali.

Tesla ha enormi interessi in Cina, dove ha venduto più di 1,7 milioni di auto nel giro di un decennio. La sua fabbrica di Shanghai è la più grande a livello globale e nel 2023 ha rappresentato più della metà della capacità produttiva globale dell’azienda. Ma negli ultimi tempi ha avuto parecchi problemi, a partire dalla spietata concorrenza delle case automobilistiche locali, in primis proprio BYD e Xpeng, che hanno lanciato una politica aggressiva di prezzi scontati. Tesla ha risposto tagliando a più riprese i prezzi, ma le vendite del 2024 sono nettamente calate sul mercato cinese, che resta comunque cruciale per Musk.

Il 90% delle vendite di BYD avvengono proprio in Cina, dove si sta costruendo ormai una posizione dominante, al fianco di altri attori nazionali come Li Auto, Geely e la stessa Xpeng. Non un elemento da poco, visto che il paese asiatico è di gran lunga il primo mercato mondiale di settore. Basti pensare che solo a dicembre in Cina sono stati venduti 1,4 milioni di veicoli elettrici, con un aumento annuo del 40%. Risultato di una politica aggressiva di sussidi e sgravi fiscali. Pechino ha stabilito già anni fa che, entro il 2025, almeno il 20% delle nuove auto vendute ogni anno debbano essere a energia pulita. Obiettivo raggiunto già nel 2022, con tre anni di anticipo. E lo scorso luglio le vendite di veicoli a nuova energia hanno superato per la prima volta quelle dei veicoli tradizionali. Numeri incredibili. Solo tre anni fa, i veicoli a nuova energia rappresentavano solo il 7% delle vendite totali di veicoli in Cina, rispetto al 50,7% registrato lo scorso luglio.

La diversificazione

Xi Jinping ha d’altronde eletto a mantra la formula delle “nuove forze produttive”, in cui i veicoli elettrici rientrano insieme ai microchip e all’intelligenza artificiale. Sarebbe però limitante pensare che l’ascesa di BYD sia dovuta semplicemente a una favorevole contingenza politica che crea un vantaggio competitivo sui prezzi. Il colosso cinese è infatti stato in grado di costruirsi una struttura integrata, con il controllo di diversi snodi decisivi attinenti all’industria tecnologica verde. Qualche esempio? BYD è arrivata nello stoccaggio di energia, nei pannelli solari e nelle soluzioni di trasporto pubblico elettrificato. Non solo la sua gamma di prodotti è molto più diversificata di quella di Tesla, ma il colosso statunitense dipende (almeno in parte) proprio dalle batterie al litio di ferro fosfato prodotte dalla stessa BYD, che le rivende poi ad altre case come Toyota.

Il vantaggio cinese sulle terre rare

La casa cinese ha un altro vantaggio strategico: l’accesso privilegiato alle terre rare e ai materiali cruciali per lo sviluppo del settore. D’altronde, attualmente Pechino produce circa il 60% dei metalli delle terre rare del mondo e circa il 90% delle terre rare raffinate presenti sul mercato. Negli scorsi mesi sono state approvate delle nuove norme che introducono potenziali restrizioni alle esportazioni di alcuni metalli come gallio, germanio e grafite. Una possibile leva da utilizzare nell’ambito di un’ipotetica nuova e più aggressiva fase della guerra commerciale con gli Stati Uniti, lasciata intravedere dalle minacce di dazi aggiuntivi sui prodotti cinesi di Donald Trump.

Nel frattempo, BYD mette sempre più radici nel mondo. Dopo aver da poco avviato la produzione nell’impianto in Thailandia, sono in costruzione delle fabbriche in Ungheria e Brasile. Un modo anche per evitare i dazi dell’occidente. Una dinamica che ricorda la postura diplomatica della Cina, che punta con sempre maggiore convinzione alla leadership del cosiddetto Sud globale. Lì dove in pochi possono permettersi le auto di Tesla.

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Il Quotidiano 23.10.2024, 19:00

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