Tre anni dopo la rinuncia da parte della Banca nazionale svizzera (BNS) alla soglia minima di cambio tra franco ed euro, l'ex vicepresidente dell'istituto Jean-Pierre Danthine difende la decisione.
L'economista, intervistato dal quotidiano L'Agefi, sottolinea che l'introduzione nel 2011 era giustificata per impedire un eccessivo apprezzamento del franco e la decisione di abbandonare il cambio minimo nel gennaio 2015 si rivela oggi buona.
Danthine afferma che non è stata una decisione facile da prendere, ma l'economia svizzera l'ha ben sopportata, con la disoccupazione tornata ai livelli del 2015 e buone prospettive di crescita.
ATS/sf