Il corso del petrolio è tornato ai suoi massimi dal dicembre 2014, spinto dal rapido riacutizzarsi delle tensioni geopolitiche in Medio Oriente, tra la minaccia degli attacchi americani in Siria e un lancio di missili sull’Arabia Saudita. A Londra un barile di Brent del Mare del Nord è stato scambiato a 72,06 dollari, guadagnando 1,02 dollari, mentre a New York un barile di “light sweet crude” ha guadagnato ben 1,31 dollari, per chiudere a 66,82 dollari.
I valori sono cresciuti celermente dopo che due razzi sono stati scagliati contro la capitale saudita Riad. L’attacco è fallito poiché i missili lanciati dai ribelli Houthi dal vicino Yemen sono stati intercettati e distrutti, ma ciò è bastato, insieme alle schermaglie tra Washington e Mosca sulla Siria, per far impennare il prezzo del greggio, con ricadute dirette sui costi di carburanti e combustibili.
E in ottica futura qualche timore è legato a cosa deciderà il presidente americano Donald Trump il 12 maggio, quando dirà se ritira o no il sostegno USA all’accordo sul nucleare iraniano.
AFP/ATS/Reuters/EnCa