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“Mai visto un livello di devastazione simile”

La testimonianza di Fabio Tonacci, inviato di Repubblica a Gaza “embedded” come si dice in gergo, ovvero al seguito dell’esercito israeliano

  • 13 novembre 2023, 19:10
  • 13 novembre 2023, 22:16
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Quattro ore con l'esercito israeliano

SEIDISERA 13.11.2023, 18:32

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Di: SEIDISERA/RSI Info 

I combattimenti tra forze israeliane e militanti di Hamas continuano a Gaza City, in particolare attorno al principale ospedale della città, l’ospedale al Shifa. Migliaia di persone hanno abbandonato la zona, ma all’interno della struttura ci sono ancora centinaia di pazienti. Inclusi 36 neonati, che rischiano di morire, anche perché la struttura è rimasta senza elettricità e acqua, secondo quanto afferma l’Organizzazione mondiale della sanità. E a Gaza si è recato - nella giornata di domenica - Fabio Tonacci, inviato di Repubblica, insieme ad altri giornalisti internazionali. Quattro ore da “embedded” come si dice in gergo, ovvero al seguito dell’esercito israeliano.

“Siamo entrati nella Striscia a bordo di un blindato israeliano e siamo arrivati fino al punto del passaggio del corridoio umanitario sulla via principale di Gaza che taglia la città da nord a sud. E lì abbiamo visto migliaia di persone che in silenzio, sventolando bandiere bianche, fazzoletti bianchi, alcuni con le mani alzate, avanzavano verso sud. E’ una situazione davvero drammatica, perché c’erano donne, c’erano anziani, c’erano malati, soprattutto tantissimi malati, che venivano trascinati sulla sedia a rotelle all’incontrario, perché la strada è tutta dissestata, quindi le ruote non vanno. C’era un bambino che non si poteva muovere, probabilmente malato anche lui. Lo portavano in una gabbia di ferro. Nei 25 minuti in cui sono stato lì ho visto circa un migliaio di persone. C’erano i soldati israeliani che controllavano il passaggio. A nessuno è stato preso il nome o è stato preso il luogo di provenienza perché sono troppi”, racconta Tonacci. “Però i soldati israeliani erano lì, mi hanno detto, per garantire la sicurezza. Non lontano dal passaggio di questa carovana umana, circa 200-300 metri, c’erano i combattimenti, si sentivano le esplosioni, si sentivano mitragliate. Insomma, eravamo nel cuore della battaglia”.

L’esercito israeliano non vi ha portato nell’area più calda, quella vicino all’ospedale al Shifa. Hai detto che era una delle condizioni poste alla vostra missione dall’esercito israeliano. In che altri posti siete stati?

“Ci hanno portato in un villaggio a est di Gaza, ritenuto dall’esercito israeliano una roccaforte di Hamas, che era completamente raso al suolo, sembrava Grozny, sembrava Aleppo. Io ho lavorato tanto come inviato in Ucraina durante questa guerra. Non ho mai visto un livello di devastazione simile. Non c’era un edificio in piedi, non c’era una strada ancora riconoscibile, non c’era nessuna casa che fosse ancora intatta”.

Da quello che hai potuto vedere c’erano segni della presenza di Hamas?

“Sì, c’era un segno tipico, ce l’hanno fatto vedere. L’imboccatura di un cunicolo, di un tunnel, che loro hanno fatto saltare in aria. Non sono entrati dentro. Avevano trovato, nei primi 10/15 metri del cunicolo delle armi, però non sono entrati dentro in profondità, non lo fanno quasi mai i soldati israeliani, perché è troppo pericoloso per loro, è troppo vantaggioso per chi invece combatte dentro questi tunnel. E questo tunnel era costruito vicino a una scuola e da lì, mi hanno detto i soldati israeliani, ancora due giorni fa sono sbucati i miliziani di Hamas e gli hanno sparato contro con un RPG. Questo per dire cosa? Che nonostante questa devastazione impressionante del mondo di sopra, dei villaggi, poi nel mondo di sotto, la minaccia rimane viva per l’esercito israeliano. E infatti, per quanto loro hanno bombardato e distrutto quel villaggio, poi continuava a essere un pericolo per loro”.

Sei rimasto un pomeriggio fianco a fianco con i soldati israeliani. Quali sono i sentimenti che li accompagnano in questa operazione, che qualcuno ha definito vendetta?

“Loro sono consapevoli delle critiche che gli stanno piovendo addosso, ma allo stesso tempo sono molto convinti di quello che stanno facendo. Io ho parlato con il vice comandante della brigata che mi ha accompagnato dentro Gaza. È una persona colta, anche preparata e che sapeva parlare. Infatti non a caso l’esercito israeliano si è affidato a lui per accompagnare i giornalisti. E di fronte a tutte le nostre perplessità, le nostre critiche, le nostre domande su quello che sta succedendo dentro la Striscia di Gaza, dentro Gaza, dentro gli ospedali, lui mi ha detto due cose: la prima è che tutti gli attacchi dell’esercito israeliano dall’alto (quindi i bombardamenti, i razzi, i missili) sono collegati necessariamente ad attività di Hamas. Il secondo concetto che ci teneva a ribadire era questo, che è stata anche un po’ la premessa di questa missione. Cioè lui mi ha detto: se voi ritenete che Israele non debba esistere, non abbia il diritto di esistere, se voi ritenete che Israele non abbia diritto di proteggersi, tutto quello che vedrete oggi, tutto quello che vedrete qui intorno, quindi l’esodo, l’evacuazione, le bombe, la guerra non avrà senso per voi”.
                

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Gaza, ospedali fuori uso

Telegiornale 13.11.2023, 12:45

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