È una lotta in campo aperto quella in corso nel sud-est dell’Ucraina, forse il punto più caldo sulla linea del fronte. A raccontare come si combatte oggi nel Donbass, nella regione di Donetsk, è l’inviato della RSI Pierre Ograbek che ha intervistato Nazar Voytenkov, il portavoce della 33esima Brigata meccanizzata ucraina. Brigata che a Kurakhove sta organizzando la difesa: “I russi continuano a utilizzare i loro veicoli corazzati e la fanteria per tentare di forzare il fronte - racconta Voytenkov - . Perché li utilizzano? Perché difendiamo un terreno senza edifici, solo qualche albero. È piuttosto difficile per loro nascondersi. Devono proteggersi in qualche modo. I loro veicoli sono spesso modificati per proteggersi dai droni, dagli attacchi con colpi di artiglieria, di mortaio e con qualsiasi cosa possa colpire i loro mezzi”.
I russi, continua l’interlocutore ucraino, “impiegano vecchi carri sovietici, come il T64 e il T72, veicoli di fanteria degli anni ‘60 e ‘70. Di recente ho parlato con un prigioniero di guerra che abbiamo catturato durante un loro attacco. Mi ha detto che i nuovi mezzi vengono utilizzati solo per le parate sulla Piazza Rossa a Mosca. I russi non usano nessun mezzo moderno in questa guerra”. Per proteggersi dai droni le forze russe, continua Voytenkòv, “ricorrono ai camuffamenti, alle reti e indossano abiti che impediscono di riconoscere il calore del corpo con le telecamere termiche”.
Il quadro è dunque di un aggressore che continua ad attaccare e a esporsi per avanzare, per rosicchiare terreno ogni giorno. “I russi utilizzano spesso le stesse strade per andare all’attacco e noi li colpiamo con tutto quanto abbiamo a disposizione. Con tutta la nostra forza, non hanno alcuna possibilità di sopravvivere qui. L’unico modo è la resa. Qui i prigionieri di guerra vengono trattati molto bene. Poi li scambieremo con i nostri soldati. Abbiamo bisogno di più soldati russi, perché loro detengono così tanti soldati ucraini in cattive condizioni”.
La Russia ha spostato alcune decine di migliaia di soldati verso la regione di Kursk, attaccata dall’Ucraina. Una dislocazione che qui non si nota, almeno secondo il portavoce della 33esima Brigata ucraina: “Combattiamo contro il reggimento 255. Sono molto numerosi, ma sappiamo che hanno molte perdite in termini di uomini, di veicoli. Sul campo di battaglia ci sono decine di loro veicoli distrutti e centinaia di cadaveri russi, ma continuano ad attaccare”.
Analisti militari, blogger e specialisti descrivono l’avanzata dell’esercito russo giorno dopo giorno. Sul fatto che le forze ucraine adottino anche ritirate strategiche il nostro interlocutore non si espone: “Non saprei. Quel che posso dire è che la 33esima Brigata difende le sue posizioni. Non indietreggiamo. Da un anno siamo fermi lungo la linea del fronte. Non ci arrenderemo. Se però dovessero cedere i fianchi sinistro e destro, allora Kurakhove si ritroverebbe circondata e forse i russi ci ucciderebbero, ma non credo che capiterà perché è ancora sotto controllo ucraino. Ci sono ancora dure battaglie davanti a noi e penso che vinceremo”.
Battaglie che richiedono uomini. Alla domanda se l’Ucraina abbia abbastanza soldati per continuare i combattimenti, Nazar Voytenkov risponde che “la guerra è sempre un processo sfiancante. Si perde così tanta energia nel combattere contro la Russia. Abbiamo sempre bisogno di più soldati. Li istruiamo, li aiutiamo nell’adattamento. Oggi possiamo riprenderci ciò che ci appartiene. La Russia è uno Stato terrorista. Non ha senso discutere con dei terroristi, se qualcuno presenta un piano di spartizione per i territori ucraini, la Russia si attrezzerà di nuovo attraverso la sua economia di guerra e lanceranno una seconda invasione. E sarà ancora più dura”.