Il capo della diplomazia statunitense Antony Blinken ha annunciato lunedì che l'esercito e i paramilitari che si combattono in Sudan hanno concordato un cessate il fuoco di tre giorni, dopo 10 giorni di intensi e sanguinosi combattimenti.
"Dopo intensi negoziati nelle ultime 48 ore, l'esercito sudanese e le forze di supporto rapido (RSF) hanno concordato di attuare un cessate il fuoco a livello nazionale a partire dalla mezzanotte del 24 aprile, che dovrebbe durare 72 ore", ha dichiarato Blinken in un comunicato.
La RSF ha confermato e annunciato in un comunicato una "tregua dedicata all'apertura di corridoi umanitari e alla facilitazione degli spostamenti dei civili". L'esercito non ha finora comunicato nulla al riguardo.
Questa volta, "durante questo periodo, gli Stati Uniti si aspettano che l'esercito e la RSF rispettino pienamente e immediatamente il cessate il fuoco", ha avvertito il Segretario di Stato statunitense.
Esplosioni, raid aerei e spari non cessano dal 15 aprile a Khartoum, costringendo alla fuga migliaia di abitanti della capitale precipitata nel caos. Coloro che non possono fuggire cercano di sopravvivere, privati dell'acqua e dell'elettricità, soggetti a carenze alimentari e a interruzioni di internet e telefono.
Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i combattimenti hanno già causato più di 420 morti e 3’700 feriti.
Nonostante la partenza di molti diplomatici e cittadini stranieri, Volker Perthes, il capo della missione ONU che da quattro anni cerca di ottenere una transizione verso la democrazia dai militari al potere, ha annunciato che rimarrà in Sudan.
Sudan, 12 svizzeri in salvo
Telegiornale 24.04.2023, 20:00