Guerra in Ucraina

A Parigi un pezzo di Europa cerca l’unità

Vertice fra una decina di Paesi per parlare di sicurezza e Ucraina, mentre russi e statunitensi si preparano al faccia a faccia di martedì a Riad - Il generale Camporini: “Finora è mancata una chiara visione politica”

  • 17 febbraio, 12:45
  • 17 febbraio, 14:02
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RG 12.30 del 17.02.2025 La diretta di Chiara Savi

RSI Info 17.02.2025, 12:44

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Di: AFP/RG/pon 

I leader di una decina di Paesi europei (Francia, Germania, Spagna, Regno Unito, Italia, Polonia, Paesi Bassi e Danimarca), la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, quello del Consiglio Antonio Costa e il segretario generale della NATO Mark Rutte si riuniscono lunedì a Parigi, dove il Vecchio continente prova a unire le forze dopo la frattura consumatasi alla conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera. Il discorso del vicepresidente statunitense JD Vance e la prospettiva di negoziati diretti fra Stati Uniti e Russia sul futuro dell’Ucraina, senza partecipazione europea (e anche senza Kiev), segnano una cesura nei rapporti fra Washington e l’Europa e nel conflitto in atto su suolo ucraino dal 2022.

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Vertice a Parigi sull'Ucraina

Telegiornale 17.02.2025, 12:30

Questo mentre Riad si appresta ad accogliere martedì il faccia a faccia fra la delegazione statunitense guidata dal segretario di Stato Marco Rubio - giunto sul posto lunedì mattina - e comprendente anche l’inviato speciale per il Medio Oriente Steve Witkoff e il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz, e sull’altro fronte i rappresentanti russi guidati dal ministro degli esteri Sergei Lavrov e dal consigliere di Vladimir Putin Iuri Ushakov, di cui Mosca ha annunciato l’imminente partenza per l’Arabia Saudita. Un incontro dal triplice scopo: cominciare a discutere della fine della guerra, iniziare a riallacciare i nodi dell’intero complesso di rapporti fra la Casa Bianca e il Cremlino e preparare un vertice fra il già citato Putin e Donald Trump. A distendere ulteriormente il clima è intervenuto il rilascio da parte russa di uno statunitense arrestato venerdì a Mosca dopo essere stato trovato in possesso di prodotti contenenti cannabis. A Riad ci si incontrerà - come detto - senza gli europei: “Non ha senso invitarli”, ha detto ancora Lavrov prima di partire per Riad - “hanno già avuto diverse occasioni, non colte, per contribuire alla fine del conflitto”. Mosca ha criticato le voci “bellicose” levatesi a Monaco.

D’altra parte, fra gli stessi europei non c’è unità d’intenti e il formato ridotto di Parigi sta a confermarlo. I partecipanti, insieme a baltici e nordici, sono i principali fautori del proseguimento del sostegno a Kiev, ma non tutti la vedono così. “I leader europei che sostengono la guerra si riuniscono oggi a Parigi per bloccare gli sforzi di pace in Ucraina”, ha dichiarato il ministro degli esteri ungherese, Péter Szijjarto, ma “l’era della politica interventista è finita”.

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RG 12.30 del 17.02.2025 Il generale Camporini in diretta

RSI Info 17.02.2025, 12:34

Ma quale risposta politica e militare è in grado di dare l’Europa di fronte all’apparente disimpegno dell’amministrazione Trump? Per il generale italiano Vincenzo Camporini, consulente scientifico dell’Istituto Affari internazionali di Roma, proprio il formato ridotto citato è “interessante perché prefigura quell’Europa a più velocità nel campo della difesa che gli specialisti vagheggiano da tempo ai fini di una risposta politicamente coerente e operativamente efficace. I risultati sicuramente li vedremo nel tempo, l’approccio è accelerato dalle ultime dichiarazioni dei vertici americani che per certi versi mettono in dubbio alcuni principi della solidarietà transatlantica”.

Si parla da tempo di una difesa europea e Zelensky ha ventilato a Monaco l’ipotesi di un esercito europeo che inglobi anche l’Ucraina. Ma quanto è realistica questa ipotesi?

“L’ipotesi di un esercito europeo in cui tutti vestono la stessa uniforme e vengono dallo stesso iter di reclutamento e addestramento appartiene al lontano futuro. Quello che si può fare fin d’ora è quello che si realizza nella NATO, che non ha un suo esercito ma un sistema di comando e controllo che impiega le risorse messe a disposizione dai Paesi per ottenere un risultato operativo. Per farlo in modo efficiente a monte serve sapere politicamente chi comanda - e questo è forse il nodo più difficile - ma anche lottare contro la frammentazione dell’industria europea che porta a una proliferazione di sistemi il cui sostentamento logistico ed operativo è enormemente costoso”.

Ma un’Unione Europea dell’esercito e delle forze armate quanto è realistica, di fronte alle spinte centrifughe nazionalistiche a cui assistiamo? Per Camporini “dipende dalla leadership. Se troviamo qualche leader che possa condurci lungo questa strada convincendo l’opinione pubblica, si può fare anche in tempi piuttosto brevi. Il problema è che oggi non vediamo personalità di spicco emergere. Aspettiamo le elezioni in Germania. In Francia Macron ha ancora un anno e mezzo, internamente è abbastanza debole ma sta dimostrando di avere una visione che può fungere da catalizzatore. In definitiva, le prospettive teoriche ci sono, quelle pratiche dipendono dalla volontà degli operatori”.

Possiamo dire che la NATO che conosciamo dal 1949 in futuro sarà diversa?

“Sì, certamente gli sviluppi di Washington ci dicono che le cose stanno cambiando rapidamente, e lo dico con amarezza considerando che ho passato la mia vita sul campo in questa Alleanza atlantica. Bisogna riequilibrare il rapporto con gli Stati Uniti e si può fare solo se noi europei mettiamo insieme le nostre risorse con una chiara visione politica. Fino a adesso tutto questo non c’è stato”.

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Collegamento con Parigi

Telegiornale 17.02.2025, 12:30

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