A livello nazionale è pareggio, ma Trump avanti dove conta

A meno di due settimane dalle elezioni presidenziali statunitensi, il vantaggio nei voti popolari che Kamala Harris aveva costruito sull’onda dell’entusiasmo dopo la sua entrata in scena al posto di Joe Biden è ormai evaporato. Lo certificano gli ultimi sondaggi: il Wall Street Journal - che considera nel suo rilevamento anche candidati terzi e indipendenti - dà giovedì la democratica al 45% e il magnate repubblicano al 47%. Secondo la media dei vari rilevamenti calcolata da RealClearPolitics, alla attuale vicepresidente restano due decimi di punto di margine (48,8% contro 48,6%), ma un mese fa erano due punti pieni.

Certo, si tratta di dati che restano all’interno del margine di errore e calcolati a livello nazionale. E a contare, si sa, in virtù del sistema elettorale statunitense, sono i cosiddetti Stati in bilico (Michigan, Wisconsin, Georgia, Nevada, Arizona, North Carolina, Pennsylvania). Sono quelli che potrebbero far pendere la bilancia da una parte piuttosto che dall’altra, considerando che - dei 538 grandi elettori - 232 possono essere già attribuiti con assoluta certezza e altri 202 con buona probabilità, per un totale di 215 promessi a Kamala Harris e 219 a Donald Trump. La democratica dovrebbe inoltre poter contare sui 10 del Minnesota, dove ha poco meno di 5 punti di margine. La maggioranza per entrare alla Casa Bianca si situa a 270.

A decidere la corsa saranno quindi i risultati di sette Stati e anche qui i sondaggi più recenti parlano in favore di Donald Trump. Il sorpasso democratico a fine agosto è svanito e la media dei rilevamenti vede Donald Trump avanti in tutti e sette i “battlegrounds”, con margini compresi fra i due decimi di punto di Wisconsin e Michigan e i 2,2 punti della Georgia.

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